domenica, agosto 13, 2006

El gilè de Barbapedana








El cantastori; ma è quello a destra il vero ed unico Barbapedana

Siamo oramai prossimi al giorno di Ferragosto, ricorrenza festiva civile dedicata però alla Madonna dell’Assunta.
Molti italiani sono in ferie, sparpagliati in ogni angolo della nostra bella Italia; altri, abbastanza numerosi, si sono recati invece all’estero, ma non a tutti sta andando bene perché hanno dovuto affrontare delle vere e proprie avventure se non addirittura subire delle belle e buone fregature.
I richiami pubblicitari portano le nostre menti verso paesi esotici nei quali il lieto fine della permanenza e del viaggio non te la può garantire a priori proprio nessuno.
Senza considerare poi che la stragrande maggioranza degli italiani conoscono ben poco del nostro Paese; abbiamo dei posti da visitare stupendi, non ancora violentati da mani delittuose che uccidono la natura attraverso colate di cemento, dei veri e propri angoli di paradiso dove ogni individuo riesce a convincersi di fare anch’esso parte integrante di questa natura ancora incontaminata.
Due o tre giorni bastano perché si possa realizzare questo miracolo; si ritorna quindi alle quotidiane occupazioni con un animo diverso in quanto si è riusciti a “depurarlo”, spogliandolo quasi per incanto, da tutte le ansie maturate che teniamo nascoste nel nostro io ma pronti a farle esplodere alla prima occasione.
Ma, detto questo, debbo confidare che il vero scopo di questo mio pezzo è un altro.
Rovistando tra le montagne di ricordi sono riuscito a ritrovare il testo completo della canzone, la più famosa di Barbapedana, “el gilè”, che riporto qui di seguito, dedicandola a tal Roberto “CUORE PADANO” che ha voluto annotare dei miei scritti con alcuni commenti.
Caro Roberto, nelle mie vene scorre sangue siciliano perché mio padre e mia madre erano originari di quella terra stupenda e prodigiosa nonostante i molti pesanti problemi che tuttora la fanno apparire diversa da quella che in fondo è; si sono conosciuti e sposati a Milano ed io, pur di nascita padana e di studi medi inferiori ed universitari milanesi, mi sento legato a quest’isola.
Sono collocato politicamente in una posizione diversa dalla tua e la stragrande maggioranza delle idee che abbiamo sono quasi sempre contrastanti.
Ma, a ben pensare ed eliminando alcuni pregiudizi dettatici da altri, tale circostanza rappresenta il vero succo della democrazia , quello che consente ad ognuno di noi di dire liberamente la sua nel pieno rispetto delle idee dell’altro, ricorrendo semmai sempre ad atteggiamenti rientranti nella normale dialettica politica ed a forme di lotta nel pieno rispetto di quelle regole democratiche che i nostri Padri costituenti ci hanno lasciato in eredità.
Spero che tu, Cuore Padano, sia in ciò concorde ma, in ogni caso, desidero dedicarti oggi questa canzonetta, supponendo che capirà il perchè.
Per inciso ricordo che un gruppo musicale dell’area trevigiana si è dato il nome di Barbapedana, affibbiando a quest’ultimo natali veneti; falso !
Barbapedana era un milanese di Porta Tosa e nessuno ce lo potrà mai “scippare”.
Enrico Molaschi nacque a Milano il 01 gennaio 1823 e viveva a Porta Vittoria in una modesta casa di vicolo Bindellino; morì a Milano il 26 ottobre 1911 dopo aver dedicato, da buon nonno, gli ultimi anni della sua vita ai bambini.
Ma andiamo a “El gilè”di Barbapedana, in puro dialetto meneghino, altro che veneto !

Testo originale in lingua meneghina

Barbapedana el gh’aveva un gilè
senza il denanz e cont via el dedree
cont i sacòcc * longh una spanna
l’era il gilè del Barbapedana.

Barbapedana el gh’aveva on s’ciopett
per sparà contrà i solda de Maomett
e ‘sto s’cioppett longh ona spanna
l’era el s’ciopppett del Barbapedana.

E da bersaglier che l’era
el sparava volentera
el sparava ‘l s’cioppetin
contra i trupp di beduin.

TRADUZIONE

Barbapedana aveva un gilet
senza il davanti e tolto il retro
con le tasche * lunghe una spanna
era il gilet del Barbapedana.

Barbapedana aveva uno schioppo
per sparare contro i soldati di Maometto
e questo schioppo lungo una spanna
era lo schioppo di Barbapedana.

Ed essendo bersagliere
sparava volentieri
sparava con il scioppo
contro le truppe dei beduini.

*con gli occhielli lunghi una spanna
(variante)


E’ da ricordare che l’Italia stava invadendo la Libia e questa filastrocca molaschiana va ad inquadrarsi proprio in quel periodo storico.

BUON FERRAGOSTO a Roberto “CUORE PADANO” ed a tutti gli amici “BLOGG”.
Il vostro cantastorie delle “Meditazioni mattutine”.

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