giovedì, febbraio 22, 2007

La domanda retorica


LA DOMANDA RETORICA

Sky News 24 – programma “ POMERIGGIO”
conduttrice: Maria Latella
giornalista molto in gamba e ben preparata sugli argomenti messi in discussione anche se spesso, forse per ragioni di tempo programmato, interrompe il suo interlocutore, quasi un togliergli la parola.
L’argomento del giorno non poteva che essere quello relativo ai probabili sbocchi politici della crisi del governo Prodi.
Ci sarà un reincarico allo stesso Prodi e, nell’affermativa, quale potrebbero essere le forze politiche che dovrebbero appoggiarlo oltre all’Ulivo ?
Presenti: sen. Giovanni Russo Spena di Rifondazione Comunista, sen. Guido Calvi dei DS, sen. Francesco D’Onofrio dell’UDC e, dulcis in fundo, l’on. Sandro Bondi della CDL.
Interpellati su questa ed altre tematiche correlate, ognuno dava le risposte che riteneva di dover dare senonchè, arrivato il turno di Bondi, la conduttrice nel dargli la parola fa una premessa di cui non ricordo esattamente le parole ma, grosso modo, il loro senso era questo: - gradirei che, spogliandosi del suo ruolo rivestito in seno alla CDL, mi desse un suo parere personale su quello che accadrà da domani in poi a consultazioni ultimate e quali scenari politici, vecchi e/o nuovi, ci si presenteranno.
A mio parere, ritenendo la giornalista in parola alquanto in gamba, dovrei dedurre che la sua richiesta altro non fosse che una presa in giro in quanto anche i sassi oramai sanno che è Berlusconi che tira i fili e che il resto di Forza Italia si muove solo a comando.
E, così stando le cose, come poteva il povero Bondi spostarsi di una sola virgola da quanto proclamato dal suo datore di lavoro ? Tutti gli altri parlamentari di questo gruppo politico hanno una propria attività ma lui, purtroppo, è a libro paga del capo e certamente, ove dovesse contraddirlo anche sulle previsioni del tempo, verrebbe raggiunto da una lettera di licenziamento in tronco.
Non ho atteso la sua risposta anche perché è da anni che ascoltiamo la stessa tiritera che tutti indistintamente ripetono a memoria usando addirittura le stesse parole del loro leader.
Ieri poi, dagli anatemi e dai pannoloni scagliati a suo tempo contro i senatori a vita siamo passati ai plausi e battimani nei confronti di quelli presenti che si sono astenuti e, come sappiamo, in Senato l’astensione viene considerata come voto contrario.
Infine, ad onor del vero, è da precisare che se anche i due senatori dei Comunisti Italiani e di Rifondazione Comunista non avessero abbandonato l’aula al momento delle votazioni ma, da presenti, dato il loro placet alla legge all’ordine del giorno – Missione in Afganistan – i 160 voti non sarebbero bastati; infatti, il quorun necessario per ritenere come approvato dal Senato il provvedimento legislativo in discussione sarebbe aumentato e, quindi, oltre ai loro occorrevano altri due voti favorevoli di senatori già presenti in aula.
La coalizione di destra – il centro gli è sfuggito da tempo dalle mani – con tanto di Cavaliere in testa – continua a pretendere che si vada subito alle urne.
Forse Berlusconi non ha ancora compreso come:
la decisione sullo sbocco politico da dare all’attuale crisi sia di esclusiva competenza del Presidente della Repubblica;
la vigente legge elettorale, definita come una “porcata” da quel gran maestro in quest’ultima materia che l’ha elaborata, relativamente all’elezione del Senato della Repubblica, preveda l’attribuzione del premio di maggioranza a livello regionale e non a livello nazionale come accade, invece, per quella della Camera dei Deputati.
Ne deriva da ciò che:
a - vista l’attuale diversa configurazione politica esistente tra le varie Regioni a tutto vantaggio del centrosinistra;
b- considerata una non tanto chimerica eventualità di un recupero di consensi da parte avversa in prossimità delle nuove elezioni che potrebbe ridurre, anche di poco, quel conclamato divario percentuale esistente;
al Senato, nella denegata ipotesi di una sua vittoria, si troverebbe grosso modo nella stessa situazione anche se, eventualmente, con qualche senatore in più, due o tre al massimo.
Saremmo in buona sostanza nelle stesse condizioni di oggi sia pure a parti invertite; ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine e gli italiani comprenderanno da che parte stia la fiction ( destrorsa per sua natura) e da che parte stia la realtà delle cose.

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