sabato, febbraio 24, 2007

Un eroe borghese


Giorgio Ambrosoli: eroe per caso?




25 anni fa, precisamente la sera dell’11 luglio 1979, veniva crudelmente assassinato sulla soglia del palazzo dove abitava il dr. Giorgio Ambrosoli; la mano omicida che brandiva una 357 Magnum apparteneva, come appurato successivamente in sede giudiziaria, ad un sicario prezzolato dal banchiere Michele Sindona, proprietario, tra l’altro, della Banca Privata Italiana sorta dalle ceneri della Banca Unione già di proprietà di una nota Compagnia di Assicurazioni milanese.
Questo omicida si chiamava William J. Aricò che ricevette per questa sua prestazione delittuosa la somma di $ 25.000 in contanti più un accredito di altri 90.000 della stessa valuta presso una banca di Lugano.Giorgio Ambrosoli era stato nominato dall’allora Governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, curatore di questa Banca che ebbe a fallire a seguito di un crac da 417 miliardi più un prestito di 600 miliardi, garantito dalla stessa Banca d’Italia, proveniente dalla Germania Federale.Il perché venne trucidato con tre colpi di pistola al petto molti lo ricorderanno ma per chi non lo sapesse ancora preciso che il movente fu l’incrollabile fede di Giorgio nella giustizia e nell’onestà, merce rara anche a quel tempo, che non cedette prima alle molteplici pressioni politiche perché occultasse nelle sue relazioni l’effettiva entità del crac e poi alle esplicite minacce anche di morte.Lo apprendiamo da una lettera - testamento diretta alla moglie Annaloroi, lettera che Ambrosoli teneva gelosamente nascosta.
Morire a 40 anni quando avrebbe potuto con un si, invece che con un no, non solo salvare la propria vita ma procurarsi anche dei notevoli vantaggi economici.Io non mi sono meravigliato affatto di questo suo incrollabile “credo”; lo conobbi alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Statale di Milano al debutto dell’anno accademico 1954 – 1955, eravamo entrambi matricole e tentavamo di sottrarci alle angherie degli anziani.Era già un personaggio, sempre con il sorriso sulle labbra e con l’immancabile distintivo dell’Unione Monarchica Italiana all’occhiello di ogni giacca che aveva la ventura di indossare; di temperamento serio scherzava solamente con gli amici, io lo stuzzicavo per la sua fede politica, del tutto diversa dalla mia, ma non ci siamo mai “azzuffati” dialetticamente, con Giorgio era impossibile ed alle mie allusioni sul suo cognome mi rispose :”Io sono il parente povero delle caramelle di miele”.Una volta laureati ci siamo persi di vista perché ognuno aveva preso delle strade diverse ma quelle poche volte che ci si incontrava nelle aule della Pretura od in quelle del Tribunale era festa grande.
Ricordo che un giorno venne pescato da un Pretore penale perché fungesse quella mattina da Pubblico Ministero in una serie di processi; lui aveva degli impegni improrogabili, mi vide da lontano, mi chiamò e mi pregò di sostituirlo se il Pretore ne avesse dato l’assenso e la risposta fu positiva, mi ringraziò, ci salutammo abbracciandoci e fu l’ultima volta che lo vidi.La volta seguente vidi non più lui ma la sua bara ed assieme ad altri colleghi dell’Università l’abbiamo onorato, appartati anonimamente in un angolino, piangendo assieme ai suoi familiari.Cosa mi rimane di lui, il ricordo di un uomo incorruttibile sino al supremo sacrificio ed un dolore per la perdita di un grande e caro amico.
E’ stato un eroe per caso ?
No, Giorgio Ambrosoli è nato con l’eroismo nel sangue e col sangue l’ha pagato nonostante fosse stato pesantemente avvertito: l’onestà intellettuale e morale, purtroppo, specialmente oggi, è un bene piuttosto raro sebbene quella appartenuta e messa in atto da Ambrosoli sia un esempio da seguire.Mi domando quanti siano oggi in grado di seguire il suo esempio, per questo ho voluto ricordarlo, sia pure in ritardo per motivi personali, perché altri, specie i giovani, possano prendere piena contezza del suo sacrificio, cercando poi di percorrere lo stesso sentiero da lui tracciato, quello dell’onestà.
29 luglio 2004
Sono passati quasi tre anni dal giorno in cui ho scritto questo pezzo ma ho inteso riproporlo oggi in questa sede per la oggettiva constatazione di come alcuni valori fondamentali, che dovrebbero rappresentare per la nostra nazione un vanto nei confronti del mondo intero, siano stati quasi tutti espulsi dalla nostra vita quotidiana e relegati nell’oblio di un passato alquanto remoto.
Il senso civico, l’amore verso il giusto, la solidarietà umana, l’amicizia che spesso oggi è stata degradata al livello di un rapporto di mera convenienza e, soprattutto, in tutti i settori della nostra vita pubblica e privata, l’onestà -che ricomprende anche quella intellettuale - sembrano in questi tempi oggetto permanente del programma televisivo CHI L’HA VISTO ?
Oggi l’avrei riscritto tale e quale e lo ripubblico, ripeto, con l’auspicio che qualcuno possa trarre dal comportamento di Giorgio Ambrosoli un esempio da tenere presente nel corso della propria vita.
Cosa rimane di questo campione dell’onestà nel nostro Paese:

- a Milano una piccola piazza in zona Corso Vercelli e l’istituzione di 3 Borse di Studio da parte dell’amministrazione comunale (sindaco Albertini) ed in più la biblioteca del Palazzo di Giustizia è stata dedicata proprio a lui;
- a Roma, in zona Nomentana, un Largo (sindaco Veltroni);
- altre vie o piazze a Ravenna, Varese, Rodano, Scanzorosciate, Scandicci, Gallarate, Seveso, Corbetta, Nova Milanese, Arcene ed altri comuni nonché qualche targa commemorativa.

Ma dei suoi intimi valori, specie nella vita pubblica, è rimasta ben poca traccia ! Lui, invece, per difenderli, ha donato la propria vita.

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