martedì, aprile 10, 2007

Darsi all'ippica



Non sempre è possibile scrivere o discutere tra amici di cose serie; le ultime barzellette sfornate da quelle fertili menti dei nostri umoristi - la sai l'ultima ? e giù la gara a raccontare la più forte - ovvero alcune discussioni su argomenti all'apparenza futili, come quella che mi ha convinto a scrivere questo pezzo, aiutano a scrollarci di dosso quell'applombe serioso che spesso avremmo voglia di accantonare nel corso della giornata ma che per una ragione o per l’altra non ci è quasi mai possibile, specie sul lavoro, per chi lo ha.
Poteva mai mancare la discussione sul calcio nel corso della quale ognuno vantava la superiorità della squadra di calcio per cui tifa - io sono interista dalla nascita, un bauscia a dirla breve - sulle altre ? Certamente no e tra una tesi e l'altra condite da battute al peperoncino ecco che ad un certo momento, quasi sul finire dell'insolita diatriba, mica, poi, tanto insolita di questi tempi vista la situazione in cui versa il nostro calcio - il Valerio milanista - anche se di sinistra - invitò me ed un altro a
"DARCI ALL'IPPICA"
piuttosto che andare al Meazza a vedere le partite; tanto, disse lui, non avremmo dovuto fare molta strada perchè gli ippodromi sia del trotto che del galoppo sono, a Milano, proprio attigui al campo di calcio; a suo dire, di calcio noi due non capivamo proprio nulla.
Si era probabilmente risentito per la mia affermazione che il Milan da qualche anno a questa parte aveva molti problemi, più di quelli che si possono trovare in un libro di matematica, rimasti irrisolti.
Cercai, a fatica, di mostrarmi offeso e gli chiesi di rimando da quale parte del suo cervello spesso a riposo avesse trovato questo modo di dire; facendo spallucce mi rispose, l'ho sentito dire tante volte ma non conosco la paternità di questa frase che poi assomiglia tanto al meneghino
Va scuà l mar cun la furchèta
(vai a scopare il mare con la forchetta – ovvero - vai altrove a perder tempo”.
Sia pure tra le risate di tutti la vertenza linguistica divenne però seria allorchè con tono saccente dissi che all'ippica non mi sarei mai dato perchè preferivo il mare pulito ma che, comunque, al di là di questa mia pur legittima preferenza, questo detto proveniva da un certo personaggio molto noto ai tempi del fascismo:
ACHILLE STARACE


soprannominato, per la sua cieca fedeltà a Mussolini,
"l'uomo che respirava per ordine del Duce".
Si narra che ad un congresso internazionale di medici arrivò con oltre un'ora di ritardo che fu da lui giustificato con la scusa che non poteva rinunciare alla sua ora di cavalcata giornaliera.
Tra lo stupore di tutti incitò i medici a non stare troppo sui libri e di dedicarsi anche loro all'esercizio fisico - che lui praticava in forma maniacale - e specialmente di

"DARSI ALL'IPPICA"

Ero sicuro d'aver colpito nel segno in quanto il Valerio, un uomo di sinistra, si pentì d'avere colpevolmente rivolto quell'invito a degli amici: "Non lo dirò più", affermò sconfortato, piuttosto vi manderò a cac... che, detto da un amico, non vi offenderà”.
Meglio quest'ultimo invito, tanto più che, invecchiando, spesso si soffre di dispepsia; quello di prima non deve più trovare spazio nella nostra cultura in quanto appartenente a quella fascista.

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