venerdì, ottobre 05, 2007

Una vitaccia da portiere

UNA STORIA
di
PAPERE & PAPERELLE

tratta da una mia favola sino ad oggi inedita
“UNA VITACCIA da PORTIERE”

Premetto subito che sono un interista dalla nascita in quanto nato e cresciuto in una famiglia con annesso parentado di “neroazzurri” sfegatati.
Tanto per gradire:










Ma, ciò nonostante, da ragazzo una parte del mio cuore di tifoso l’avevo conservata al Toro in quanto 10/11 dei suoi titolari, cui ebbero ad aggiungersi alcune riserve, componevano la nostra nazionale e, in tale veste, rappresentavano in ogni Paese l’Italia calcistica; eravamo appena usciti, assai malconci, da una guerra per noi disastrosa e le vittorie sportive costituivano anche uno dei mezzi per recuperare la perduta credibilità in campo mondiale.
Dall’avvento delle competizioni internazionali riservate alle squadre di club allorché una squadra italiana si confrontava con una equipe straniera la mia speranza è stata, ancor oggi, quella che vincesse sempre la prima, specie se si trattava di una formazione in cui giocavano fior di campioni, molti dei quali esempio di lealtà sportiva e nella vita di tutti i giorni.
Dovrei tifare e gufare contro il Milan e lo faccio allorché quest’altra squadra milanese gioca in gare del nostro campionato; anche se non posso che ammirare alcuni suoi calciatori: Maldini, Gattuso - nonostante i calcioni che distribuisce a tutti, senza discriminazioni – per la sua volontà di guerriero indomabile, Kakà per la sua classe di livello mondiale; dovrei, per il vero, citare ancora altri nomi di calciatori dell’organico milanista pur meritevoli di stima ma non ne parlo in quanto sono stati a suo tempo oggetto di un incomprensibile “regalo” da parte dell’Inter, squadra da sempre folle sul campo seguita a ruota, in passato, anche da alcuni suoi allenatori e, per non essere da meno, anche da qualche dirigente.
Ma, fatta questa debita premessa, passiamo al sodo, cioè a Nelson Dida,

impareggiabile maestro di
papere e paperelle




che suole inframmezzare, in alcune occasioni, alle altre sue prestazioni normali ed alcune volte eccezionali.
Nel 1952 venne presentata al Festival di San Remo una canzone di Mascheroni e Panzeri, Papaveri e Papere, piazzatasi al secondo posto e cantata da Adionilla Pizzi – detta Nilla -, ritenuta dai più alquanto frivola se rapportata al Grazie dei Fiori degli stessi autori, canzone vincitrice nel 1951 del primo Festival di San Remo, cantata anch’essa da Nilla Pizzi:

Altro che frivola ! I vari “esperti” di turno sottovalutarono o volutamente o per incapacità critica questo pezzo sebbene fosse stato creato da due formidabili compositori e parolieri più sopra citati.
E papaveri, “alti alti ed alti”, per gli autori del pezzo, altri non erano che i maggiorenti della DC, con in testa Amintore Fanfani, e le papere rappresentavano il popolo italiano.
Rileggendone il testo integrale lo si capiva al volo, ieri come oggi !
Parafrasando la prima strofa di questa allegorica canzoncina per adattarlo alle papere di Dida, l’ultima delle quali è costata al 90’ la sconfitta del Milan in quel di Glasgow, ho così ritenuto di illustrare il fatto oramai compiuto:

Sul campo di calcio del Celtic Park,

un dì Nelson Dida con Ancellotti passò

e vide degli alti avversari scagliargli bordate ….

e lì s'incantò.
Sino a questo punto non vedo nulla di anormale, seppure Dida abbia dimostrato di essere un profondo cultore oltre che di parate anche di clamorose “paperate”; ma chi è quel portiere che può vantarsi di non averne mai commessa una ?
Anche il grande Buffon qualcuna ce l’ha sulla coscienza, Yulio Cesar anche, e questo rientra proprio nell’attività normale di un portiere di calcio.
Ma, dopo la papera determinate la sconfitta del Milan proprio a fine incontro, ecco il fattaccio.
Ad un Dida incredulo e sconsolato per la papera commessa si avvicina uno spettatore scozzese il quale, quale ringraziamento per averli fatti vincere, invece di dargli un bacione, va a mollare una sberla sul collo del portiere brasilero; Dida lo rincorre per qualche metro ma poi crolla di botto a terra come se fosse stato colpito da un “meteorite”, sottolinea Massimo De Marzi nel suo servizio su L’Unità.
La stessa Gazzetta dello Sport il giorno dopo pubblica in prima pagina a lettere cubitali:
PAPERA e FARSA”
A molti telespettatori, me compreso, è parso subito che qualcosa non funzionasse in quanto appariva alquanto improbabile stabilire un nesso causale tra la sberla, che altri l’hanno definito un semplice buffetto, ed il crollo fulminante avvenuto non istantaneamente al colpo ricevuto peraltro non violentissimo.
L’ipotesi che si trattasse di una sceneggiata è apparsa a molti la più credibile, tanto più che il direttore generale del Milan, Galliani, ai microfoni Sky, spiegò subito che non avrebbero fatto alcun reclamo.
Gatta ci cova !
A Galliani era forse ritornata in mente la figuraccia cacina che fece fare al Milan allorché il 20 marzo 1991, in occasione della gara di ritorno dell’allora Coppa Campioni Olimpique Marsiglia – Milan (l’andata disputata a Milano si era conclusa con un risultato di parità (1-1) nella qualità di vice-presidente – allenatore Arrigo Sacchi – fece ritirare la squadra, approfittando di un improvviso guasto all’impianto di illuminazione del vecchio e fatiscente stadio locale, il famoso Velodrome.
Alle accuse piovutegli da più parti Galliani replicò che era d’accordo sul ritiro della squadra anche il presidente Berlusconi, interpellato telefonicamente in quanto non presente allo stadio, il quale, more solito, si precipitò subito a smentirlo: in vita sua non ha mai collezionato gaffe o colpe.
Questa gara di ritorno s’era messa male per il Milan, oramai vicino al crollo, per cui si pensò bene che col ritiro dopo l’interruzione dell’illuminazione – ma l’impianto riprese poco a poco a ritornare completamente funzionante – la squadra avrebbe ottenuto la vittoria a tavolino.
Calcolo completamente errato in quanto l’UEFA rifilò al Milan la sospensione per un anno da ogni attività europea.
Il comportamento del Milan venne pesantemente stigmatizzato da tutta la stampa e non fu esente da critiche anche la partigiana e scandalosa telecronaca di Bruno Longhi, al soldo della Fininvest, su Italia 1.
Ci ritornerò sopra.
Se la stampa italiana ha fatto la sua parte sulle papere di DIDA e sulla sua “sceneggiata finale “
La Gazzetta dello Sport
I brasiliani
sono nel calcio dei campioni ma sono altrettanto bravi come attori.
Dalla monetina di Alemao alla recita mondiale di Rivaldo, fino ad arrivare alla sceneggiata di mercoledì sera di Dida a Glasgow: quando i sudamericani tirano fuori una fantasia da telenovelas.
Alcune sequenze dell’episodio in questione.

















l’aggressione e la rincorsa













e cadde come corpo morto cade con il conseguente trasporto in barella fuori dal campo di giuoco.

Potevano mancare le sfrecciatine sarcastiche anche a mezzo di fotomontaggi e vignette ?
No di certo:













notizie di stampa e la deposizione

Vecchio Milan ma chi te lo fa fare!
Hai armi lecite per trionfare, Inter permettendolo naturalmente, e riconquistare il titolo europeo già tuo dalla passata stagione; oramai avete imparato la lezione, sia pure al suono della marsigliese, ma forse questo non l’hanno ancora imparato alcuni tuoi giocatori e qualche dirigente addetto agli arbitri e guardalinee italiani.

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