mercoledì, gennaio 23, 2008

Il Bel Paese, mah...

FURBI o PREDATORI ?
per non dir di peggio
Seconda parte

Mi ero riservato nella prima parte di parlare del problema relativo al comparto
SANITA’
oggi eufemisticamente rinominata come
SALUTE

che da parecchi anni fagocita in maniera lecita, ma anche e soprattutto illecita, la gran parte delle nostre risorse economiche.
L’articolo redatto da Paolo Biondani, pubblicato su L’Espresso, indica alcuni importanti dati relativi al 2007 dalla cui lettura ciò che dovrebbe costituire uno scandalo è, in principal modo, la somma bruciata da questo settore: siamo oramai giunta sulla soglia dei
98 miliardi di euro
Vedremo e giudicheremo se siano stati spesi bene o male.
Ma prima di addentrarci in questa disamina mi sembra opportuno dare un breve scorcio su quanto è accaduto in passato poiché è la pietra miliare, con alcuni grossi scandali scoppiati in un passato non molto remoto a ben vedere ed alquanto recente, da cui è partita l’enorme crescita del monte risorse speso in maniera non sempre comprensibile, anche a tener conto dell’invecchiamento della popolazione.
Prendo a mo’ d’esempio tre grandi regioni alquanto rappresentative anche perché dislocate una al nord, l’altra al centro e, l’ultima, la Sicilia.
E’ da tener presente che ì costi delle regalie – regali di oggetti di elevato valore o mazzette – dispensate a chi in questo comparto poteva decidere, a vari livelli – medici di base, primari ospedalieri, direttori sanitari, economi - un qualcosa le case farmaceutiche o costruttrici di macchinari per la sanità, non potendole naturalmente dedurre dalle spese di gestione, venivano caricate sui fruitori di medicine, di accertamenti diagnostici o di spedialità.
Ai malati in definitiva, che subivano anche l’imposizione di ticket divenuti sempre più onerosi nel tempo e l’aumento del costo dei farmaci non dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale.
Non a caso, in breve tempo, il costo dei farmaci in Italia è divenuto ed è tutt’ora il più alto a livello europeo, nonostante la “lenzuolata” di Bersani che ha prodotto una certa concorrenza tra le varie farmacie con applicazione di sconti ancora risibili mentre qualcosa di più hanno fatto le varie farmacie comunali ed i supermarket relativamente alle medicine da banco.
Per non parlare poi di :
- quegli ospedali costruiti ma mai inaugurati, ridotti oggi a ruderi, di macchinari acquistati divenuti obsoleti senza essere stati mai usati sia per incapacità degli addetti che per il mancata apertura del reparto;
- dei farmaci costosissimi dispensati ad iosa da molti medici di base anche se privi di capacità terapeutiche, farmaci questi che circolavano solamente in Italia in quanto nelle altre nazioni, verificata l’inutilità degli stessi, erano stati cancellati dai prontuari (caso Poggiolini);
- delle lunghe liste di accertamenti diagnostici – molti dei quali mai effettuati ma con richiesta di pagamento alla Regione – (caso Poggi Longostrevi in Lombardia - cui sottoporsi, in mancanza di una accurata visita del medico di base, prima di ottenere una diagnosi e, quindi, precise indicazioni sulla cura da seguire effettuare prima di dare la cura definitiva.
Si dava al paziente l’impressione che tutto funzionasse a meraviglia mentre quello che realmente funzionava era il gonfiarsi delle tasche di tutta una serie di personaggi, anche di quelli che con la sanità non aveva nulla a che fare.

LOMBARDIA
Formigoni imperante
DaLa Padania del 19 01 1998
Il Pirellone avrebbe fatto a Don Verzè, patron del San Raffaele ed amico di Berlusconi, un regalo miliardario attraverso una convenzione relativa ad un cheeck-up per i dipendenti e loro familiari ad un costo di 490.000 lire, rimborsabili dalla stessa Regione”.
Il costo ipotetico ammonterebbe circa 4miliardi ed 800milioni di lire.
Certamente non tutti si sono sottoposti a questo esame generale ma il fatto in sé avrebbe dovuto rendere l’idea di come la Sanità era gestita in Lombardia.
Altra bella pagina è quella della tanta strombazzata, attraverso manifesti, inserzioni e l’istituzione di un numero verde, riforma sanitaria regionale.
Nulla di strano se non fosse che
il lancio della suddetta riforma, il cui costo, pagato integralmente dalla Regione, fu di 240 milioni di lire, avvenne durante la campagna elettorale per l’elezione del Consiglio Regionale del 1997 e che questa riforma non era ancora passata al vaglio del ministero competente che avrebbe anche potuto bocciarla !
Una primizia a scopo elettorale, come potrebbe essere diversamente definita ?
Si arriva così poco a poco a quella che doveva essere, in regime di concorrenza, la parità di servizi tra pubblico e privato.
Un’enorme buffonata, valutate voi:
- il sevizio pubblico doveva giustamente sottostare a regole e vincoli ben precisi , vedasi voci assunzioni del personale, acquisti e programmazione interna;
- il servizio privato aveva poco o nulla cui sottostare, in pratica gli erano state lasciate le mani libere;
- il servizio pubblico aveva l’esclusivo carico del mantenimento dei Pronto Soccorso, rianimazione, terapie intensive, ecc…;
- il servizio privato tutte le altre attività a basso rischio ed impegno come per esempio la “bassa chirurgia”.
Costi differenti naturalmente ed è proprio così che tra i costi medi giornalieri di una spedialità erano maggiori nel pubblico rispetto a quelli del privato, ma non per la carente efficienza dell’organizzazione della sanità pubblica bensì per l’alto costo dell’attività di propria competenza.
Sta di fatto che nel giro di un anno si ebbe a registrare un aumento del 50 % del numero delle spedialità “private” col risultato di far lievitare la spesa sanitaria globale sino ad arrivare a ben 1.200 miliardi di lire; alcuni, tra i quali anche l’allora ministro Rosy Bindi, dissero che la cifra esatta si aggirava attorno ai 2.729 miliardi.
Venne così ad evidenziarsi, nonostante che il maggior costo della spesa fosse solamente a carico della sanità pubblica per le sue prestazioni di alta professionalità, come l’esistenza effettiva dell’ enorme divario tra il costo della sanità privata rispetto a quella pubblica fosse, quindi , addebitabile principalmente ad alcune prerogative concesse alla prima come, per esempio, la mancanza di un limite di spesa.
Bastava, poi, la sola richiesta di un medico di base – senza alcuna autorizzazione preventiva del servizio pubblico che un tempo era prevista – per dar corso ad un qualsiasi ricovero ovvero ad accertamenti diagnostici presso centri privati.
Su questo solco si innesta lo scandalo Poggi Longostrevi.
Che strana coincidenza:
Poggi-olini, Poggi-oreale, il carcere dove costui finì – Poggi Longostrevi.
Parlando della sanità lombarda, soffermiamoci per adesso su quest’ultimo, al centro dello scandalo per prestazioni mai eseguite ma chieste in pagamento alla Regione che determinò un’inchiesta penale di enormi dimensioni:
460 indagati, 35 ordini di arresto, 132 medici di base sospesi, 14 istituti clinici ed ospedalieri coinvolti.
Finirono sotto osservazione 32.869 prescrizioni mediche indirizzate tutte al Centro di medicina nucleare di Poggi Longostrevi e relativi pagamenti effettuati allo stesso dalla Regione ammontanti a 10.799 miliardi di lire.
Venne scoperto che il Longostrevi “ricompensava” i medici di base per ogni loro prescrizione a lui diretta con £ 50.000.
1.800 presunti ricoveri “falsi” in vari centri di controllo.
La Magistratura ebbe a calcolare il danno causato alla sanità pubblica attorno ai 1.000 miliardi di lire !
Ci sarebbe dell’altro da raccontare, lo scandalo Don Verzè – San Raffaele, Ligresti – Istituto Galeazzi per le camere iperbariche ma sarebbe troppo lunga andare oltre.
Ma quanto più sopra scritto appare già esaustivo per capire quale fossero gli ingranaggi che “movimentavano” la sanità lombarda, quella messa in opera dal “Pio Formigoni”, così come chiamato all’epoca da un giornalista di un notissimo quotidiano di sinistra.
FORZA ITALIA
al potere
pro magnati della medicina
una bella mangiatoia a nostre spese

segue




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