giovedì, febbraio 28, 2008

Divieto di grattata

IL DIVIETO DI GRATTATA
Ci mancava la sentenza della Suprema Corte per ingigantire le già velenose diatribe proprie di ogni campagna elettorale.
Lancia in resta, parte con una certa veemenza la sommossa della moderna destra che, pur cambiando spesso etichetta, sempre destra era e tale rimane ancora, oggi più di ieri, con l’uscita dall’area berlusconiana da parte dell’UDC.
Quest’ultima però piange, sconsolata, con lacrime amare la riuscita fuoriuscita del suo ex esponente più significativo, quel tal Giovanardi, l’eterna controfigura del povero Fernandel, abusivamente vestito con la tunica di un Don Camillo fortunatamente del tutto diverso.
A chi gli chiedeva la ragione di questo suo saltare il fosso, ritenuto da tutti un passo falso, risponde:
“ma è stata sempre la meta d’arrivo da me desiderata”



Ma, ritorniamo alla sommossa conseguente all’oramai arcinota sentenza che sta facendo ridere tutto l’universo,
compreso un aborigeno il quale, risiedendo da tempo nei pressi di Roma, voleva prendere la nazionalità italiana.
Ma dopo il tenore di questa sentenza ha eliminato decisamente questo suo pio desiderio per timore di finire in galera.
Per quale motivo, chiedono i cronisti sorpresi da questa sua decisione che va controcorrente con il desiderio di tutti gli extracomunitari che vivono legalmente o illegalmente in Itali; e lui risponde:
“ Non capire perché in Italia c’è condanna per chi gratta palle una volta tanto mentre no, la fanno franca, chi le vende ad ogni ora del giorno”.
Mentre parla, tra la grande meraviglia dei cronisti, si spoglia, si siede e continua:
“ Ho pericolo di essere condannato se pescarmi a grattare mie ginocchia o piedi.
Come spiegare a parole, difficile provare mia innocenza senza calare gonnellino e così fare vero atto osceno ? ”.

Ma la contestazione continua anche in tutti i ministeri dove parecchi impiegati potrebbero essere licenziati proprio a causa di questa pronuncia: molti di costoro, infatti, da tempo non fanno altro che grattarsele invece di lavorare, quanto meno nelle prime ore d’ufficio, dalle 8,30 alle 10,30, destinate a discussioni di ogni genere.
Preso atto di questa abitudine tutti i capi divisione hanno autorizzato l’ingresso alle 10,30 ai dipendenti che hanno dimostrato con il loro comportamento professionale di non averle, al fine di non far loro perdere del tempo inutilmente.
Ma anche la categoria dei venditori di ogni tipo di palle o palloni è in tensione perché, nel caso in cui venisse seguita pedissequamente la giurisprudenza di questa Corte, anche coloro che trattano commercialmente questo tipo di mercanzia potrebbe essere considerati anche loro colpevoli nel caso in cui procedessero ad una dimostrazione della sua resistenza ad ogni pressione esterna anche violenta e correi nell’ipotesi in cui l’acquirente, prima di acquistarle, palpasse anche lui la mercanzia, cioè le palle.
Il sorgere in pochi momenti di associazioni sia maschili che femminili anti Cassazione danno, come un termometro, il grado della furia che ha oramai invaso tutta la popolazione italiana.
Molti ritengono come sia è plausibile l’arrabbiatura degli uomini, ma, si chiedono, le donne che c’azzeccano ?
C’azzeccano, c’azzeccano, eccome.
Per prima cosa si sentono discriminate perché la legge dovrebbe essere uguale per tutti.
E’ nata tra di loro una corrente di pensiero che sostiene la possibilità che possa profilarsi d’ora in poi anche un’interpretazione analogica della norma “incriminata” che colpirebbe le moltissime donne che, in vari campi, hanno dimostrato di avere delle palle più grosse e più potenti di quelle di molti uomini.
Una elite, certo, il cui numero di appartenenti va sempre più aumentando di numero allorchè si dà loro la possibilità di poterlo dimostrare.
Basterebbe toccarsi la gonna per eliminare una piega per trovarsi per direttissima davanti ad un giudice parruccone.
Ma credo che la storia non finirà qui.
Anche i politici si stanno muovendo e………in primis il venditore di palle per antonomasia.
Vedremo sin dove si spingerà questo effetto domino.



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