giovedì, aprile 03, 2008

Mafia o non mafia ? Questo è il problema

Per i partiti la Mafia non esiste
di Elio Veltri - Megachip - 22 marzo 2008
I programmi dei partiti (tutti) sorvolano sulla mafia. E non mi riferisco a quella delle fiction televisive e dei romanzi rosa.
Parlo della mafia S.pA (Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra, Sacra Corona Unita), la più grande multinazionale europea, con un fatturato valutato almeno 140 miliardi di Euro (Fonte Confesercenti, Procura nazionale antimafia, Commissione antimafia del Parlamento) che investe in 18 paesi del mondo e che a detta della relazione della Commissione antimafia del Parlamento sulla Ndrangheta ( febbraio 2008), ha “colonizzato” Milano.
La relazione lo dice perché sa che saremo pochissimi a leggerla, altrimenti non sarebbe stata approvata alla unanimità, e dopo averla letta non potremo fare nulla perché gli organi di informazione hanno per l'argomento un rifiuto maggiore dei politici.
D'altronde, negli atti del Parlamento da anni è depositato un documento della DIA (Direzione investigativa antimafia) che indica il numero degli affiliati in 1.800.000, mentre le televisioni parlano di 10-15 mila affiliati e secondo diverse fonti attendibili il patrimonio consolidato delle mafie ha un valore di 1000 miliardi, un po' meno del debito pubblico.
Dell'argomento si occupano cattedre di prestigiose università, il Senato degli Stati Uniti, l'Onu, l'Unione Europea.
Ma i politici italiani promettono: diminuzione delle tasse, maggiore sicurezza sul lavoro, riduzione del precariato e più posti di lavoro, pur sapendo che investitori in altri paesi da noi non investono i loro capitali perché abbiamo in casa una delle cinque mafie più potenti del mondo, ma anche la più rispettata perché ha fornito alle altre cultura, modelli di comportamento ed esempi rari di accordi con la politica, con l'economia e la finanza.
Quindi, i programmi e i comizi elettorali, anche televisivi, sono falsi perché oltre il 40 per cento della ricchezza prodotta è illegale e criminale e non paga né tasse né contributi.
Il silenzio serve anche a convincere i cittadini, che il problema rimane confinato alle quattro regioni meridionali, nonostante MAFIA SpA ricicli e investa il denaro principalmente da Roma in su e all'estero.IL Senatore Kerry ha titolato il suo rapporto al Senato degli Stati Uniti
The new war”,
quella contro il crimine organizzato che è uscito vincente dalla globalizzazione, dall'uso di Internet, dalla caduta delle frontiere.
Luise I. Shelley, direttore del Transnational Crime and Corruption della Università di Washington ha osservato:
” la criminalità transnazionale sarà per i legislatori il problema dominante del ventunesimo secolo, così come lo fu la guerra fredda per il ventesimo e il colonialismo per il diciannovesimo”.
Se ne sono accorti tutti tranne i nostri leader politici e i nostri organi di informazione.Poiché da mesi leggo sull'argomento libri e documenti mi sono chiesto il perché di tanto silenzio, interrotto solo da due intellettuali, Sartori e Saviano, che hanno intuito il problema ma non sono entrati nel merito più di tanto.
So bene che qualche altro giornalista ogni tanto ne scrive, ma purtroppo per chi scrive e per noi, non provoca dibattito, perché se il dibattito occupasse le trasmissioni tv si dovrebbe chiedere lo scioglimento di consigli comunali del Nord Italia, una attenzione particolare al comune di Milano, e, soprattutto, si dovrebbe dire che la legge sulla confisca dei beni non funziona, che i paradisi fiscali andrebbero posti sotto embargo, che le banche italiane non dovrebbero aprirvi sedi e che non dovrebbero farlo nemmeno le società quotate in borsa.
Inoltre banche e società finanziarie con tracce di denaro criminale andrebbero punite almeno con la sostituzione dei dirigenti e va da sé che analoga misura dovrebbe riguardare tutti gli uomini politici coinvolti.
Quindi, in un paese come il nostro, non si può.Ma, tornando alle domande, credo che le uniche risposte possibili siano queste:

1) I dirigenti dei partiti sanno, ma non hanno il coraggio di aprire una voragine dagli esiti imprevedibili.
Quindi si comportano come se non sapessero, per viltà.

2) I dirigenti dei partiti sono collusi direttamente o per interposte persone.
Come lo fu Andreotti a suo tempo.

3) I dirigenti dei partiti sono ignoranti perché presi dal teatrino della politica e sensibili solo all'informazione televisiva.
Il che significa che si circondano di persone che sanno meno di loro;4) I dirigenti dei partiti sanno, sottovalutano il problema e pensano di evitare il terremoto della verità perché per la durata dei loro incarichi ci penserà lo stellone.Se il professore americano e con lui tanti altri ( ho letto il libro del prof Masciandaro, docente alla Bocconi e consulente dell'ONU,
“La farina del diavolo” del 2000!,
che nella bibliografia riporta 32 voci di autori per la pubblicazione di oltre 50 volumi) avranno ragione, i dirigenti dei nostri partiti un giorno o l'altro saranno processati perché i nostri figli e i nostri nipoti saranno costretti a lavorare con imprese criminali e chissà in quanti lo fanno già senza saperlo.
Saranno processati anche se furbescamente, delegando il problema alla magistratura e alle forze dell'ordine, pensano di potersene lavare le mani.
Ma, una classe dirigente che delega il maggior problema politico del paese e ne fa un problema di ordine pubblico, prima o dopo deve pagare il conto.
Megachip
Un bell’articolo ed è indubbio che Veltri centri in maniera chiara e precisa uno dei problemi che attanagliano, non solo da oggi, l’Italia.
Vi sono zone dove non si muove foglia, e non è un modo di dire pleonastico, che “mamma” non voglia !
Anche e soprattutto in occasione di tutti gli eventi elettorali, nazionali, regionali, provinciali e locali, che costituiscono il momento in cui avvengo patti criminosi di reciproca collaborazione determinanti il voto di scambio.
Mi trova d’accordo questo articolo su tutto tranne che su un punto, quello che secondo Veltri i politici non fanno nulla per combatterla.
Sparare sul gruppo alle volte è efficace perché colpisce i colpevoli di questa omissione ma non solo, cadono assieme agli altri, chiamiamoli indifferenti al problema, anche tutti coloro che, invece, ne fanno un cavallo di battaglia della loro stessa esistenza, mettendo a rischio anche la propria vita.
Ma non è questo né il momento né la sede per discuterne a lungo di questo argomento e mi limito per adesso solamente a sottolineare come l’unico candidato premier a lanciare un appello contro la mafia sia stato Walter Veltroni, segretario del PD, il quale, in uno dei suoi comizi tenuti al sud, ha diffidato i mafiosi a votarlo.
Il PD non vuole i vostri voti.
Potrebbe apparire agli stolti una trovata elettorale, una boutade messa lì tra una promessa e l’altra; ma fortunatamente non è così perché so per certo che tra i pochi che hanno compreso il problema sollevato adesso da Veltri c’è anche lui, Veltroni, in prima fila, e dietro a lui una ampia schiera di persone che, anche se non esposte politicamente, lavoreranno con lui per incominciare a sostenere ogni provvedimento tendente a questa finalità: colpire ogni forma di associazione mafiosa.
Certo che non è facile ma ove dovesse ottenere una maggioranza a prova di ribaltamenti, i frutti di una nuova e penetrante politica antimafia si farà vedere e sentire.
Ma occorrerà da subito incominciare ad abrogare alcune leggi, prima fra le molte destinate al macero la ex Cirielli che ha accorciato ad usum …– ci siamo capiti - i termini di prescrizione nonché rivedere il regime delle attenuanti, anche di quelle generiche, ed aggravanti nonché precisare normativamente, così come ipotizzati da Di Pietro, che la sentenza di rinvio a giudizio dell’imputato valga come atto interruttivo della prescrizione.
Non si comprende il perché esistano due binari diversi nel campo civilistico e penalistico; il principio è identico e se in campo civile un atto, come può per esempio essere l’invio di una raccomandata RR con il rinnovo di una richiesta, interrompa la prescrizione perché riconferma l’intenzione di un creditore a recuperare quanto dovutogli dal debitore mentre in penale lo Stato non può farlo mai sebbene il provvedimento di rinvio a giudizio altro non è che l’intenzione dllo Stato di punire l’eventuale colpevole di un evento previsto come reato e, quindi, meritevole di condanna.
Di pari passo bisognerà anche intensificare l’organico di alcune Procure operanti nelle zone così dette “calde” per non fare cadere nel nulla molti processi dopo istruttorie difficili e costose.
Avanti con l’incremento degli organici delle Forze dell’Ordine ma non abbandoniamo i nostri magistrati.Teniamo a mente che la Magistratura rappresenta un organo dello Stato e non un’azienda privata qualsiasi
!

Nessun commento: