sabato, agosto 02, 2008

Democrazia limitata - 3

Il caso Schifani- Travaglio
- e non il solo -
PARTE TERZA
IL
“LODO ALFANO”

Ben quattro sono le cariche dello Stato “blindate”.
Un po’ troppe, non vi pare ?
E poi non risponde al vero la giustificazione dei “governativi” che così è in ogni nazione democratica; una gran balla – siamo alle solite – perché in Francia gode di siffatta immunità solamente il Presidente della Repubblica e non anche il capo del governo ed altri, in Inghilterra la sola regina Elisabetta, in Spagna solamente re Carlos eccetera..
In Italia sarà così invece, piaccia o non piaccia è il dicktat della maggioranza.
Per inciso, nessuno di costoro ha carichi pendenti mentre in Italia, che fa la grande, è di manica larga perchè, meno il Presidente Napolitano, gli altri tre hanno o qualcosa da nascondere, ma che bolle in pentola, ovvero pendenze giudiziarie in atto.
Fini una ed il premier una bella serie.
Ma l’Italia non a caso fa la grande.
Ad onor del vero è giusto precisare che Fini ha già rinunciato all’immunità nell’unico caso che lo riguarda, il procedimento a suo carico per diffamazione a danno del PM Woodcock.
Il Presidente Napolitano non ha a carico pendenze giudiziarie, Berlusconi un bel pacchetto; anche Schifani parrebbe non averne ma…per via di un tal loquace Campanella non si sa mai, anche se oramai bisognerà attendere quanto meno quasi cinque anni per vederne gli sviluppi, salvo che la Corte Costituzionale cancelli ex tunc, per palese incostituzionalità del Lodo in questione, peraltro introdotto nel nostro ordinamento giuridico e regolato da una legge normale.
Ma Schifani ha avuto la bella idea di iniziare come attore una causa di risarcimento avanti al Tribunale civile di Torino contro Travaglio con richiesta di liquidazione di danni materiali e morali.
E qui “casca l’asino” !
Travaglio, in una sua lettera che troverete riportata più sotto integralmente, evidenzia in maniera sintetica ed esemplare gli effetti incostituzionali della estensione del Lodo Alfano a coloro che non assumono la veste di Capo dello Stato.
Non tutti i cittadini italiani sono oggi eguali davanti alla Legge, quella con la L maiuscola che non è certo quella votata dall’attuale maggioranza, peraltro-. ripeto - con una legge normale e non costituzionale in quanto, così facendo, è stata violata una norma tuttora vigente della nostra Costituzione.
Il Lodo Alfano viola uno dei 17 “PRINCIPI FONDAMENTALI” della nostra Carta Costituzionale; precisamente quello di cui all’art. 3 che così recita:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali…”
Preciso inoltre come i danni morali, richiesti in sede civile, vengano liquidati solamente se i giudici riconoscono che il fatto da cui deriva la richiesta risarcitoria integri un reato penalmente perseguibile.
In questi giorni Travaglio attraverso L’Unità ha indirizzato al suo querelante la seguente lettera:

Gentile Presidente del Senato, avv. sen. Renato Schifani,
chi Le scrive è un modesto giornalista che ha avuto la ventura di occuparsi talvolta di Lei per motivi professionali.
L’ultima – forse lo ricorderà - fu nel mese di maggio, quando Lei ascese alla seconda carica dello Stato e io pubblicai una sua
breve biografia su l’Unità e nel libro “Se li conosci li eviti” (scritto con Peter Gomez) che poi presentai su Rai3 a “Che tempo che fa”.
Anzitutto mi consenta di congratularmi con Lei per la Sua recentissima invulnerabilità penale, in virtù del Lodo Alfano, figlio legittimo del Lodo Schifani già dichiarato incostituzionale dalla Consulta nel 2004 e prontamente replicato in questa legislatura,
anche grazie alla fulminante solerzia con cui Lei l’ha messo all’ordine del giorno di Palazzo Madama.
E’ davvero consolante, per un cittadino comune,apprendere che da un paio di giorni l’articolo 3 della Costituzione è sospeso con legge ordinaria approvata in 25 giorni,
e che dall’altroieri esistono quattro cittadini più uguali degli altri
dinanzi alla legge,come i maiali della “Fattoria degli animali”di George Orwell.
Il fatto poi che Lei faccia parte del quartetto degli auto-immuni è per tutti
Noi motivo di ulteriore soddisfazione.
Si dà il caso,però, che Lei mi abbia recentemente fatto recapitare in busta verde, da ben tre avvocati (uno dei quali pare sia un socio di studio), un atto di
citazione presso il Tribunale civile di Torino affinchè io vi compaia
per essere condannato a risarcirLa dei presunti danni,patrimoniali e non, da Lei patiti a causa del mio articolo sull’Unità e della mia partecipazione al
programma di Fabio Fazio.
Danni che Lei ha voluto gentilmente quantificare in appena 1,3 milioni di euro.
A carico mio, s’intende.
Tutto ruota, lo ricorderà, intorno al fatto che avevo osato ricordare come Lei, alla fine degli anni 70, fosse socio nella Sicula Broker di due personaggi poi condannati e arrestati per mafia, Benny D’Agostino e Nino Mandalà; e che negli anni 90 Lei abbia prestato una consulenza in materia urbanistica per il Comune di Villabate, poi sciolto due volte per mafia in quanto ritenuto nelle mani dello
stesso boss Mandalà.
Circostanze che Lei non ha potuto negare neppure nel suo fantasioso
e spiritoso atto di citazione (ho molto apprezzato i passaggi nei quali Lei fa rientrare quei fatti nell’ambito dei “commenti sulla vita privata delle persone”;
e mi rimprovera di non aver rammentato come Lei sia stato socio non solo di persone poi risultate mafiose, ma anche di altri “noti imprenditori mai coinvolti in episodi giudiziari”, e come Lei abbia prestato consulenze non solo per comuni poi sciolti per mafia, ma anche per altri enti locali mai sciolti per mafia).
Ora, sul merito della controversia, decideranno i giudici.
Ma non Le sfuggirà la sproporzione delle forze in campo,sulla bilancia
della Giustizia, fra la seconda carica dello Stato e un umile cronista: i giudici, già abbondantemente vilipesi e intimiditi negli ultimi anni da Lei e dai Suoi sodali, sapranno che dar torto a Lei significa dar torto al secondo politico più importante del Paese, mentre dar torto a me è davvero poca cosa.
E’ questo oggettivo squilibro che, in tempi e in paesi normali, consiglia
a chi ricopre importanti cariche pubbliche di spogliarsi delle proprie liti private, per dedicarsi in esclusiva agli interessi di tutti i cittadini.
Lei invece non solo non si è spogliato delle Sue liti private, ma ne ha addirittura
ingaggiata una nuova (con me) dopo aver assunto la presidenza del Senato.
Ora però quello squilibrio diventa davvero abissale in conseguenza della
Sua sopraggiunta invulnerabilità.
In pratica, se io volessi querelarLa per le infamanti accuse che Lei mi muove nel Suo atto di citazione, non avrei alcuna speranza di ottenere giustizia in tempi ragionevoli, perché il Lodo Alfano La mette al riparo da qualunque conseguenza penale delle Sue parole e azioni, imponendo la sospensione degli eventuali processi a Suo carico.
Lei può dire e fare ciò che vuole, e io no.
Riconoscerà che, dal mio punto di vista, la situazione è quanto mai inquietante.
Ma c’è di più e di peggio.
L’anno scorso l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate,
Francesco Campanella, indagato per mafia a causa dei suoi rapporti con la cosca Mandalà e con Bernardo Provenzano, ha raccontato ai giudici antimafia di Palermo che il nuovo piano regolatore di Villabate era stato addirittura “concordato” da lei
e dal senatore La Loggia con il solito Mandalà.
Lei e La Loggia annunciaste subito querela.
E da allora i magistrati antimafia stanno verificando se Campanella
si sia inventato tutto o magari dica la verità.
Io Le auguro e mi auguro, visto che Lei ora rappresenta l’Italia ai massimi livelli,
che prevalga la prima ipotesi.
Ma,nella malaugurata evenienza che prevalesse la seconda, il Lodo Alfano impedirebbe alla magistratura di processarLa, almeno per i prossimi cinque anni, finchè terminerà la legislatura e, con essa, svanirà il Suo preziosissimo
scudo spaziale.
Converrà con me, Signor Presidente, che nella causa civile che Lei
mi ha intentato la conclusione di quelle indagini sarebbe comunque
decisiva per valutare la mia posizione: sia che le accuse di Campanella trovino conferma, sia che trovino smentita, sarebbe difficile sostenere che
io non abbia esercitato il mio diritto-dovere di cronaca, segnalando
ai cittadini una vicenda di così bruciante attualità e interesse pubblico.
Detta in altri termini: non vorrei che la causa civile da Lei intentatami si concludesse prima delle indagini sul caso Campanella-Villabate, magari in conseguenza del blocco di quel procedimento per via del Lodo Alfano.
Essere condannato a versarle 1 milione o anche 1 euro, e poi scoprire a cose
fatte di aver avuto ragione, sarebbe per me estremamente seccante.
L’altro giorno, con nobile gesto, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha rinunciato preventivamente al Lodo, dando il via libera al processo che lo
vede imputato per diffamazione ai danni del pm Henry John Woodcock.
Mi rivolgo dunque a Lei, e alla prima carica dello Stato che quel Lodo ha così rapidamente promulgato, affinché rassicuriate noi cittadini su un punto fondamentale: o ritirate le vostre denunce penali e civili finchè sarete protetti dallo scudo spaziale, oppure rinunciate preventivamente al Lodo in ogni eventuale processo che potesse eventualmente influenzare, direttamente o indirettamente,
l’esito di quelle cause.
In attesa di un Suo cortese riscontro, porgo i miei più deferenti saluti.
FINE TERZA PARTE

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