martedì, settembre 09, 2008

In nome della nuova tassa regionale

Il nome delle tasse
Gatta ci cova !
L’ICI non c’è più ma…..è una pia illusione; infatti c’è pur essendo per adesso nelle ipotesi di un ministro che senza risorse per i Comuni sa che il suo partito rischia di innestare una mina vagante in terra padana!
Berlusconi fa finta di protestare ma è lui che dirige la musica !
OCCHIO NON VEDE CUORE NON DUOLE
anche se, come nel caso di cui al seguente articolo, si tenta, col solito trucchetto tanto caro a questi governi di destra, di non far capire nulla in merito alle tasse ed a tutto il resto.
L’ICI non c’è più ma la si vede di già far capolino all’orizzonte sotto le mentite spoglie di una terminologia latina..
Ovvero:
La strategia di Don Abbondio
di
Nicola Cacace
Don Abbondio era il parroco del non identificato paese (Olate, Acquate?) di Renzo e Lucia, i “promessi sposi” del romanzo di Alessandro Manzoni.
È il tipo dell’ignorante pauroso ed egoista che parla “latinorum” per non far capire la realtà e incutere timore ai fedeli mentre fa i propri comodi.
Questi simpatici signori della Lega e non solo, si esprimono nella lingua franca moderna, che è l’inglese, quando vogliono lanciare messaggi “nuovi” che di nuovo hanno poco se si escludono le fregature.
Aveva cominciato anni fa Roberto Maroni, neoministro del Lavoro del primo governo Berlusconi.
Maroni decretò, non si sa per quale motivo, che il ministero del Lavoro, che si chiama così in tutti i Paesi del mondo,
«in Italia d’ora in avanti si chiamerà ministero del Welfare».
Qualcuno fece timidamente notare a Maroni che Welfare significa “benessere”, “prosperità”, che poco ci azzeccava (direbbe Di Pietro) con una funzione governativa storicamente responsabile del lavoro, che così era denominata dovunque nel mondo.
Siamo in Italia, paese vecchio di cultura, che sta diventando solo paese vecchio, e la cosa passò.
Purtroppo la storia del latinorum si è ripetuta con Giulio Tremonti, il superministro che, pur non avendone bisogno - don Abbondio era ignorante - si è inventato la «Robin Hood Tax»
per intascare qualche milione di euro dai petrolieri, milione che già gli italiani hanno cominciato a ripagare col «Time Lag» (si permetta anche a me per una volta l’uso del latinorum (inglecizzato-ndr), vale a dire il tempo ritardato con cui i prezzi al dettaglio dei carburanti si adeguano quando il barile scende, rispetto al tempo accelerato con cui seguono gli aumenti del petrolio.
Infatti da settimane il barile di petrolio è sceso del 44% e la benzina solo del 6%. Calderoli è l’ultimo della brigata «Lega & Co.» che, dopo la ferma levata di scudi di Berlusconi contro la minaccia fatta intendere dallo stesso ministro della Semplificazione di reintrodurre l’Ici, non ha trovato di meglio che ricorrere al latinorum del XXI secolo per inventarsi una «Service Tax» che
«dovrebbe consentire ai Comuni di far pagare i servizi ai propri cittadini con tassa unificata».
E quali servizi?
Dal criptico latinorum del simpatico ministro leghista si è solo capito che si tratterebbe di servizi che già si pagano: acqua, luce, parcheggi, giardini, pulizia, mobilità, infrastrutture, etc.
D’altra parte perché si usa il latinorum?
Se non per non far capire bene, incutere fiducia, fare tranquillamente i propri interessi, come spiegava lo stesso Manzoni,
«con indubbia condanna morale ma senza escludere don Abbondio da una certa comprensione e simpatia umana».
Noi possiamo avere la stessa comprensione e simpatia umana per Roberto Calderoli ma non possiamo non affermare che questa proposta, come l’ha finora spiegata, non potrà non aumentare la confusione insieme alla pressione fiscale, come lucidamente teme la presidente di Confindustria
(il Sole 24 ore di ieri – 7 settembre)).
Aumenterà la confusione perché mentre oggi i servizi urbani, luce, acqua, rifiuti solidi, parcheggi, tranvie, etc. si pagano con criteri non perfetti ma individuati con una certa precisione del tipo chi non parcheggia non paga, chi ha piccola casa paga piccola imposta sui rifiuti e così via, sarebbe molto più difficile far pagare una sola tassa, la Service Tax per tutti i servizi, anche quelli non fruiti e senza possibilità di riferimenti oggettivi.
La Service Tax aumenterebbe la pressione fiscale, come teme la Marcegaglia, ma quel che è peggio finirebbe per essere una tassa regressiva e non progressiva come la nostra Costituzione vorrebbe per le imposte dirette.
Perché è sempre successo così: quanto più la tassazione non è diretta a un parametro oggettivo, il reddito, il capitale immobiliare, la quantità di rifiuti, etc., l’eventuale “semplificazione” cara a don Roberto finirebbe inevitabilmente per fissare aliquote “mediane”, convenienti per i cittadini più abbienti e disastrose per gli altri.
Gli obbiettivi di aumentare la confusione e di tassare di più cittadini poveri e ceti medi, obbiettivi sottesi alla proposta della tassa comunale unificata o Service Tax va rimandata seccamente al mittente, il quale, se insiste, va invitato a rileggersi «I promessi sposi» con occhio meno benevole verso i peccati di don Abbondio di quanto avesse lo stesso autore, peccati, sinora, peggiori dei suoi.
Pubblicato il 08.09.08

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