venerdì, ottobre 10, 2008

Rassegna stampa


RASSEGNA STAMPA
del
10 ottobre 2008
Il Premio Nobel
per la
PACE
Ancora una volta le previsioni che davano quasi certa l’assegnazione di questo prestigioso riconoscimento ad Ingrid Betancourt sono clamorosamente fallite- ed è un peccato – così come le insistenti voci della candidatura del dissidente cinese Hu Jia e di quella di una avvocatessa cecena, Lidia Yussupova – una anti Putin – e di altri.
Pechino e Mosca, a fronte di dette indiscrezioni, sono entrate in fibrillazione, lanciando moniti non certamente amichevoli.
Un noi vi avevamo avvertito !
Ma, salvando capra e cavoli, la commissione ha ritenuto di assegnare questo premio a
Martti Ahtisaari
ex presidente socialdemocratico finlandese.
«Il Comitato norvegese dei Nobel ha deciso di conferire il Nobel per la pace 2008 a Martti Ahtisaari per i suoi importanti sforzi, in molti continenti e per più di tre decenni, a risolvere i conflitti internazionali»
recita la motivazione del riconoscimento.
Per la giuria
«questi sforzi hanno contribuito a un mondo più pacifico e alla fraternità fra le nazioni secondo lo spirito di Alfred Nobel».
Ahtisaari, classe 1937, è stato presidente della Repubblica finlandese dal 1994 al 2000.
Prima dell'incarico presidenziale Ahtisaari ha ricoperto numerose cariche grazie al suo ruolo di diplomatico e politico.

Dal 1973 al 1977 il finlandese è stato ambasciatore in Tanzania e durante quegli anni ha stretto relazioni con i maggiori circoli politici dell'Africa meridionale in particolare con la SWAPO (South West Africa People's Organization) che lottava per l'indipendenza della Namibia dal Sudafrica.
Successivamente fu nominato commissario dell'Onu per la Namibia.
L'ingresso nell'Onu lo porterà ad una lunga carriera nell'organismo internazionale: nel 1987 venne nominato sottosegretario generale delle Nazioni Unite per i problemi finanziari e amministrativi.
Ahtisaari operò una profonda riorganizzazione dell'Onu riducendone le spese ed incrementandone l'efficienza.
Nell'1989-1990 tornò ad impegnarsi per la Namibia che ottenne l'indipendenza proprio nel 1990.
Durante la prima guerra del Golfo fu a capo di un comitato delle Nazioni Unite che giudicò eccessive le misure richieste dagli Usa (presidente Bush padre) contro l'Iraq.
Ahtisaari in quell'occasione sostenne invece che era opportuno permettere al paese asiatico di tornare ad una vita normale.
Anche da presidente della Repubblica la sua attenzione per la situazione internazionale non dimunì.
Durante il mandato presidenziale ospitò nella capitale finlandese il vertice tra il presidente russo Boris Eltsin e lo statunitense Bill Clinton per discutere dell'allargamento a Est della NATO.
Nel 1999 condusse le trattative che portarono alla fine della guerra del Kosovo. Inoltre Ahtisaari portò la Finlandia nell'Ue e dal 2005 al 2007 è stato inviato dell'Onu in Kosovo.
Insomma una vita per risolvere delicate crisi diplomatiche:
«Per più di 20 è stato una figura di primo piano negli sforzi per risolvere molti conflitti gravi e duri»
conferma la motivazione di assegnazione.
da L’Unità.it
Così si sono allentate tutte le tensioni gravanti su parte del mondo.
Il curriculum non lascia spazio a critiche di sorta, solo il rammarico per non averlo visto assegnare alla Betancourt.
Ma neanche un briciolo di giornale parla della contemporanea assegnazione all’unanimità di un altro premio Nobel
relativo alla categoria
IPOCRITI
Come si conviene allorché si tratta di certi personaggi.
Qui vi era un
“candidato unico”
made in Italy
il cavaliere per antonomasia
SILVIO BERLUSCONI
che, naturalmente, ha avuto l’assegnazione all’unanimità; e chi si arrischiava a votargli contro !
Insomma, un vincitore per
ACCLAMAZIONE
dell’intera Giuria.
Vi vedo ansiosi di conoscere la motivazione; ma in questo caso non c’è bisogno di alcuna parola perché
“carta canta”.
Nel carteggio si trovava la seguente
“Striscia Rossa”
de L’Unità di oggi da cui emerge trionfante l’alto grado di ipocrisia del Cavaliere.
Leggete, leggete:
«Il conflitto di interessi in questo Paese va regolamentato, c’è bisogno di norme per una corretta condotta che vanno applicate e osservate. Quando ho iniziato a rilasciare dichiarazioni sul conflitto di interessi mio padre mi ha fatto i complimenti: “Barbara, quello che hai detto è giusto, sono fiero di te”»Barbara Berlusconi, The Times, 9 ottobre
e, ad abundantiam,
Berlusconi dice no al dialogo:
«Non parlo con chi va in piazza»
Nessun dialogo, neanche a parlarne.
Per il premier Silvio Berlusconi non c'è spazio per il confronto con l'opposizione. Lui con chi va in piazza non parla, dice.
«Come si può avere un dialogo se poi nei fatti non c'è?
Ho deciso da oggi in poi di non farmi più prendere in giro da nessuno».
Silvio Berlusconi, parlando del rapporto con l'opposizione, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, attacca senza mezzi termini.
E finisce per contraddire le sue stesse tesi: prima l'opposizione che non dialoga, poi i suggerimenti sbagliati.
Insomma se non ci fosse volontà di dialogo non ci sarebbero nemmeno i suggerimenti.
Ma il premier non può ammettere che è la chiusura verso qualunque confronto viene da lui e dal suo governo.
Per giustificare la linea, prende a esempio anche la faccenda Rai.
«Non c'è niente da fare, da questa situazione non se ne esce»,
afferma Berlusconi, sottolineando le difficoltà di trovare un'intesa con l'opposizione sulla scelta di votare il presidente della Vigilanza Rai e il giudice della Corte Costituzionale.
Insomma la colpa starebbe tutta da una parte.
Facile.
Nel suo discorso fiume il Cavaliere riprende anche la questione richiamata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sull'abuso dei decreti legge. Governare con decreti legge non significa essere
«una dittatura o in un regime.
Il decreto legge è l'unico strumento che abbiamo per varare provvedimenti tempestivi»
,
insiste Berlusconi ricordando che il Parlamento ha due mesi di tempo per modificare o rigettare e che c'è sempre il vaglio del Capo dello Stato.
Il Cavaliere ha assicurato:
«Non uscirà nessun decreto legge dal Cdm se non ci sarà prima il vaglio e l'ok del Quirinale».
Ma alle sue dichiarazioni replica subito il Partito Democratico.
«Il presidente del consiglio si abitui all'idea che in un sistema democratico c'è un'opposizione rappresentata da un grande partito che contrasta le scelte politiche del governo ma è anche capace di assumersi la responsabilità in modo impegnativo di fronte alle emergenze del paese».
Il vicesegretario del Pd Dario Franceschini ribadisce il profilo dell'opposizione del Pd dopo che il premier Silvio Berlusconi ha chiuso la porta al dialogo.
«Purtroppo - afferma Franceschini - capita ad alcune persone con l'età di perdere anche la memoria.
Così deve essere capitato a Berlusconi che nel 2006 portò molte persone in piazza contro il governo con lo slogan 'Contro il regime' e noi non urlammo ad un attentato alla democrazia».
Il premier, evidenzia Franceschini, si abitui al tipo di opposizione del Pd e
«se gli dà fastidio pure questo se ne faccia una ragione»
Signor participio passato per eccellenza del verbo imputare, Ella ha detto che non è vero che stiamo entrando col suo comportamento in un regime; ha ragione, perbacco.
NOI NEL REGIME CI SIAMO GIA’ DENTRO SINO AL COLLO !

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