venerdì, ottobre 03, 2008

Razzismo = fascismo

Quel fascino per la camicia nera che cresce nel mondo del calcio

L'outing di Christian Abbiati, portiere del Milan, fascista nel privato e ora anche in pubblico, ha allargato praterie di potenziali rivelazioni nel mondo del calcio italiano, da sempre silenziosamente a destra.
Quelle parole rimbalzate in tutta Europa
"del fascismo condivido ideali come la patria, i valori della religione cattolica e la capacità di assicurare l'ordine" –
sono sottoscritte, oggi, da una crescente platea di calciatori e dirigenti italiani. La forza delle frasi rivelatrici di un portiere che è abituale frequentatore dei leader di Cuore nero, succursale dell'estremismo nero milanese e luogo di riferimento per gli ultrà dell'Inter, più che nell'indicare il solito revisionismo pret a' porter italiano che vuole un fascismo buono prima del '38 ("rifiuto le leggi razziali, l'alleanza con Hitler e l'ingresso in guerra", ha detto Abbiati) segnala come anche i calciatori, notoriamente pavidi nelle dichiarazioni, oggi comprendono che queste "verità" si possono finalmente dire:
il vento del 2008 non le rende più pericolose per le loro carriere.
Sono diversi i campioni italiani che indossano numeri sinistri e sventolano effigi del Ventennio per poi giustificarsi:
"Non lo sapevo".
Il portiere Gianluigi Buffon, figlio di famiglia cattolica e impegnata, è stato sorpreso in quattro atti scabrosi.
La maglia con il numero 88 che rimandava al funesto "Heil Hitler" segnalata dalla comunità ebraica romana, poi la canottiera vergata di suo pugno con il "Boia chi molla".
Nel 2006, durante le feste al Circo Massimo per la vittoria del mondiale, si schierò - mani larghe su una balaustra - davanti allo striscione
"Fieri di essere italiani", croce celtica in basso a destra.
E i suoi tifosi, gli Arditi della Juventus, un mese fa a Bratislava gli hanno ritmato
"Camerata Buffon" ottenendo dal portiere un naturale saluto.
Quattro indizi, a questo punto, somigliano a una prova.
E' da annoverare tra i fascisti per caso il Fabio Cannavaro capitano della nazionale che a Madrid sventolò un tricolore con un fascio littorio al centro:
"Non sono un nostalgico, ma non sono di sinistra",
giura adesso.
Nel 1997, però, pubblicizzò in radio le prime colonie estive Evita Peron, campi per adolescenti gestiti dalla destra radicale.
Il suo procuratore, Gaetano Fedele, assicura:
"Un calciatore può essere strumentalizzato inconsapevolmente".
Nella capitale si sta consumando un pericoloso contagio tra la curva della Roma, egemonizzata dalla destra neofascista, e i giovani calciatori romani.
Daniele De Rossi, capitan futuro destinato a sostituire Totti, è un simpatizzante di Forza Nuova.
E l'altro romanista da nazionale, Alberto Aquilani, colleziona busti del duce - li regala uno zio - mostrando opinioni chiare sugli immigrati in Italia:
"Sono solo un problema".
Molti portieri la pensano come Abbiati, poi.
L'ex Stefano Tacconi fu coordinatore per la Lombardia del Nuovo Msi-Destra nazionale ed è stato condannato per aver usato tesserini contraffatti giratigli dal faccendiere nero Riccardo Sindoca.
Matteo Sereni, figlio della destrissima scuola Lazio, oggi che è portiere del Torino continua a dormire con il busto di Mussolini sulla testiera del letto.
Il problema è che i calciatori navigano dentro un mare di ipocrisia che consente di tenere
"Faccetta nera"
nella suoneria del cellulare senza provare sensi di colpa.
Questione di maestri.
L'ex allenatore della Lazio Papadopulo non si è mai preoccupato delle svastiche in curva "perché in campo non vedo oltre la traversa".
Spiega Gianluca Falsini, difensore oggi al Padova:
"Giocatori di sinistra ce ne sono pochi e la nostalgia per il Ventennio ti viene per colpa dei politici contemporanei".
Già.
Nel campionato 2007-2008 in campo sono raddoppiati gli episodi di razzismo: sono stati sei.
Mario Balotelli, stella emergente dell'Inter, italiano di origini ghanesi, così racconta l'ultima partita contro la Primavera dell'Ascoli:
"Dall'inizio alla fine mi hanno detto:
"Non esistono neri italiani".
"Era lo slogan dei fascisti, volevo uscire dal campo".
(Repubblica.it)

L’articolista si è dimenticato però il miglior esempio
che sintetizza come è ridotta
l’Italia di oggi.
Una Italietta


a spasso

in un convegno ufficiale
Quella di Mussolini è una vignetta ma queste due foto, scattate dal vivo, rappresentano la realtà di oggi.
FASCISMO e RAZZISMO
sono le due facce della stessa medaglia.
MILANO, PARMA, TREVISO, ROMA ecc…..
proprio in questi ultimi tempi hanno dato e stanno dando ampia dimostrazione di quell’intolleranza che giustificherebbe l’esercizio della violenza fisica e morale nei confronti di coloro che considerano “diversi”.
A Milano due individui, padre e figlio massacrano un ragazzo negro con estrema ferocia (6 colpi di spranga) reo d’aver rubato un pacchetto di biscotti, a Parma i Vigili- non certamente– Urbani (pare siano stati in 6) picchiano un giovane studente dalla pelle nera, scambiandolo per uno spacciatore, a Treviso lo sceriffo Gentilini aizza in un comizio i suoi concittadini contro gli islamici e da ultimo a Roma è stato picchiato a sangue – per i risultati del pestaggio vedasi foto - un cinese ,reo di non essere di razza ariana, da una banda di 6 ragazzi.

A Milano è già stato aperto un procedimento penale che avrà il suo regolare corso, a Parma è in corso una indagine giudiziaria dietro denuncia del ragazzo mentre per il caso trevigiano a muoversi è stata la Procura della Repubblica di Venezia nei confronti dell’ex Sindaco ed ora vice-sindaco, a Roma, la notizia è di ieri, sarà senza dubbio aperta una inchiesta anche per individuare i responsabili di questa aggressione.
Parma, in materia, è recidiva; fece scalpore questa foto che ritrae una “passeggiatrice” detenuta in una cella del comando dei vigili
ed ora è il viso di

Emmanuel Bonsu

che ha trovato ampio spazio in quasi tutti i quotidiani

Singolare la difesa del Comandante dei vigili: si è fatto male perché è caduto durante la fuga !
Anche uno sprovveduto capisce, dato il tipo della contusione inferta, come questa versione sia del tutto ridicola ed incredibile per il semplice fatto che la lesione residuata è ben localizzata senza che siano interessate le altre parti sporgenti del viso, le più esposte ad essere attinte da un eventuale trauma conseguenti ad una caduta.
C’è poi la busta contenete il verbale rilasciata al ragazzo dove risulta sul frontespizio
EMANUEL NEGRO.
Se l’è scritta lui ma il ragazzo ribatte che in qual caso avrebbe scritto correttamente il suo nome che, invece, sulla busta manca di una M.
Se questi sono i tutori della legge andiamo proprio bene.
La circostanza che preoccupa di più è quella che chi fomenta in varie forme l'odio razziale è poi in tutta fretta il primo a condannarne le delittuose conseguenze.

La tecnica usata da Mussolini in Parlamento nel corso dell'intervento fatto a propria difesa per il delitto di Giacomo Matteotti.

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