giovedì, novembre 20, 2008

I guai derivatici dal carovita - 1

L’INIZIO DEI NOSTRI GUAI
IL CAROVITA?
“IO NON POSSO FAR NULLA”

parte prima
Il premier a Catania invita i cittadini a risolvere il problemadicendo no ai prezzi eccessivamente alti.
E attacca l'euro sparando una delle più grosse panzane che ci propina giornalmente sin dal primo momento della sua elezione.
Nell’occasione appoggiato anche dal suo caro ministro Tremonti.
In buona sostanza alle insistenti domanda dei catanesi è come se avesse detto
ARRANGIATEVI, SONO FATTI VOSTRI E NON MIEI !
Alza le braccia al cielo per salutare od in segno di arresa ?

CATANIA
- Berlusconi invita i cittadini a dire no ai prezzi troppo alti -
Il suo appello viene da Catania dove il premier è arrivato ieri sera per sostenere il candidato del centrodestra Umberto Scapagnini per la poltrona di sindaco (si voterà il 15-16 giugno).
All'uscita di uno degli incontri, passeggiando per le strade del centro, il premier ha risposto a diverse domande dei giornalisti.
E sul problema del caro vita ha detto:

"Il governo non può controllare i prezzi.
Li controllano i cittadini quando dicono di no ai prezzi eccessivi: è questo che li invito a fare".

Parlando ancora in piazza Duomo, assediato da una folla di catanesi, Berlusconi osserva:
"Guardiamo al futuro, guardiamo avanti.
Certo, io so che l' euro ha fatto e fa delle incursioni negative sui bilanci di tutte le famiglie.
L'Italia ne ha subito la negatività molto più di altri Paesi europei, perchè la nostra moneta è stata data una quotazione che non rispondeva alla realtà dei fatti al momento del change over; per questo - ribadisce - ci sono delle responsabilità che non si possono attribuire a questo governo che peraltro ha continuato a dire che l'euro è stato ed è una cosa positiva che ci consente di essere presenti sui mercati europei con forza.
Il problema è la valutazione eccessiva rispetto al dollaro che danneggia le nostre imprese. I governi - conclude - hanno difficoltà ogni giorno ad intervenire non potendo più svalutare la propria moneta come si faceva una volta".

(7 maggio 2005)

Scaricare sugli altri le proprie precise responsabilità è la regola maestra del nostro premier. Vediamo se le sue le due affermazioni siano fondate o meno:
1- “Io non posso farci niente”; alla data 07 maggio 2005 è vero che non avrebbe potuto in un mercato libero fare nulla né per legge né attraverso accordi bilaterali con produttori e grandi distribuzioni dei generi di prima necessità e di quelli verso i quali vi era stato un forte incremento della richiesta, perché oramai, come suol dirsi, aveva fatto scappare i buoi dalla stalla.
Ma prima dell’entrata in circolazione dell’euro, come fecero del resto fatto tutti i governi delle altre nazioni europee entrate, come noi, nell’area della nuova moneta unica, si che poteva fare molto.
Ma lui, come al solito, aveva ben altro a cui pensare, per esempio come far ritornare in Italia i soldi esportati all’estero col minimo danno, assoggentandoli ad una tassazione di molto inferiore a quella prevista sugli interessi dei BOT, l’unico rifugio alla portata di mano dei poveri cristi.
E’ da rilevare poi come in alcune di quelle nazioni più sensibili nei confronti delle clientele, mi riferisco alle scandinave, sono stati gli stessi imprenditori a concordare il calmiere dei prezzi, essendo ben consapevoli che questa svolta epocale poteva accendere da parte di personaggi senza scrupoli una corsa ai rincari.
Non a caso i magazzini
UNIEURO
tutto al prezzo di 1 euro sono sorti come funghi proprio lì.
Da noi nessuno mosse foglia.
Però il nostro Premier, dall’alto della sua sensibilità, non ha negato agli”sfruttati” preziosi consigli; in particolare, assumendo le vesti del
Maestro unico,
ha avuto la pretesa di insegnare alle nostre donne come fare la spesa: non fermarsi al primo bancone ma fare il giro del mercato per trovare quelli o quello con il prezzo più basso; che poi, detto tra di noi sono ancor oggi quelli che espongono sul davanti in prima fila la miglior merce ma che poi, nella confusione, con abili prestidigitazioni, ti pesano e ti infilano nel sacchetto non solo merce di bassa qualità ma anche qualche pezzo decisamente avviato verso il marciume.
Che ingegno ! Come se già non lo facessero da qualche secolo a questa parte.
Con le fregature che ci ritrova immancabilmente, a conti fatti, il prezzo viene ad essere più alto di quello esposto da ambulanti onesti.
Ma le sue donne non hanno bisogno di siffatti consigli perché possono mandare i maggiordomi a fare la spesa altrove: noblesse oblige !
2- La storiella del cambio non adeguato al valore della nostra lira.
Questa “bufala” che, uscita dalla bokassa di un capo di governo, non poteva che fare il giro di tutto il nostro pianeta, suscitando da un lato l’ilarità di tutti e dall’altro una pietosa compassione nei nostri confronti.
Un Premier, improvvisatosi tale per motivi non politici ma per trovare un salvacondotto relativamente ad alcuni suoi problemi personali, prima di parlare dovrebbe consultare persone molto più preparate di lui e, soprattutto, competenti in maniera economica e monetaria nonché nella storia degli atti che ebbero a precedere l’unificazione europea.
Ed è proprio da tali atti che si comprende il ruolo determinante da loro avuti per stabilire le parità tra le monete nazionali e quella che sarebbe stata la moneta unica.
Ma non occorreva arzigogolarci tanto attorno; bastava un piccolo esempio, per esempio quello che verso il dollaro USA, quotato tot, non tutte le monete europee avevano la stessa parità in quanto il valore di esse sui mercati dei cambi non era eguale.
Da qui venne stabilito che la parità tra monete nazionale venisse stabilita sulla base della media dell’ultimo decennio di ogni singola moneta con l’ECU
(Unità di conto europea), potendosi in tal modo rispettare, salvo modesti arrotondamenti in più od in meno, le parità consolidate tra le varie monete nazionali.
Per noi il rilevamento dei dati da questa decennale strisciata portò al risultato che l’euro non poteva che corrispondere come valore monetario alle nostre £ 1936, 27.
La pretesa berlusconiana della parità favorevole per l’Italia sarebbe stata sulla base di £. 1.500 è talmente grossa da non lasciar dubbio alcuno sulla superficiale competenza del Premier in materia.
Ma la frase del Premier attecchì subito presso i più però i commenti degli economisti e dello stesse mondo imprenditoriale (ma anche di Tremonti sia pure con termini garbati) furono da piena bocciatura.
E’ evidente che il presidente del Consiglio ha espresso un parere senza capire quello che stava dicendo, tanto per togliersi dai piedi i catanesi che chiedevano il perché ed il per come dell’aumento dei prezzi.
E poi, dare dell’untore a Prodi è stato sempre lo sport da lui preferito più di tutti gli altri, calcio compreso.
Infatti se, come ha detto, per assurdo, la parità Lira-Euro fosse stata davvero fissata a 1500 lire il costo delle merci italiane sarebbe risultato di oltre il 20% più elevato di quello attuale (esempio: un prodotto messo sul mercato a 15.000 lire, con il cambio in euro a 1.500 lire avrebbe raggiunto il prezzo di 10 euro, rispetto ai 7,7 derivanti dal cambio adottato a 1936,27 lire), con un
effetto devastante per tutte le merci nazionali che sarebbero risultate immediatamente fuori mercato.

Bella testa, allora in più punti ancora pelata.
Vedremo in prosieguo le contromosse anticipate assunte dagli altri Paesi europei ante entrata in circolazione dell’euro al fine di prestabilire un certo calmiere dei prezzi.

segue

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