domenica, novembre 30, 2008

L'onestà per molti non è una virtù

I VUOTI DI MEMORIA DEL CAVALIERE

PIU’ DELLA META’ DEL POPOLO ITALIANO HA RIMESSO LA PROPRIA FIDUCIA NELLE MANI DI CHI OGGI E’ IL NOSTRO PREMIER.
HA FATTO BENE O MALE ?
CHI L’AVEVA RIPOSTA ALTROVE SI RITROVA “OSTAGGIO” DI UNA PERSONA NON VOLUTA IERI NE’ ANCOR OGGI PERCHE’ LUI NULLA HA FATTO PER FARGLI CAMBIARE PARERE.

Una delle tante pagine dimostrative del perché non lo si è votato da parte di milioni persone che oggi vengono dileggiate ed insultate.
A torto od a ragione ?
FATE VOI

Il giudice Squillante e la bugia del Cavaliere
Il premier sostiene di non essere stato imputato del giudice.
Lo smentisce un verbale d'interrogatorio dell'84
"Chiarisco che io sono solo azionista della spa Fininvest"
Sei mesi dopo, il magistrato apre in Svizzera il conto "Rowena"
di CARLO BONINI E GIUSEPPE D'AVANZO

Berlusconi durante la sua deposizione al processo Sme
Silvio Berlusconi ha sempre negato di aver conosciuto Renato Squillante prima del 1987.
Ha sempre negato di averlo avuto, nella veste di indagato o di imputato, come giudice.
Come ha sempre negato che Squillante abbia mai giudicato gli affari e le attività del suo gruppo.
E' uno dei cardini della difesa del presidente del Consiglio.
Se manca quel legame e quindi la traccia di una convenienza, sostiene il capo del governo, diventa ancora più evidente la strumentalità politica delle mosse dei pubblici ministeri milanesi.
Ancora recentemente, nella lunga intervista al settimanale inglese Spectator, Berlusconi ha ripetuto:
"Squillante non aveva un processo che mi riguardava.
Perché il mio gruppo doveva pagarlo se non c'era un solo processo in cui Squillante aveva le mani dentro?
Tutti i processi li avevamo a Milano.
Due-tre processi, cause normali.
Gli italiani mi credono e non credono ai giudici".
Il capo del governo indubbiamente afferra il nocciolo della questione che conviene proporre in forma interrogativa: hanno fatto bene gli italiani a credere a Silvio Berlusconi?
E' vero che il presidente di Fininvest non è stato mai imputato dal consigliere istruttore di Roma, Renato Squillante
(condannato per corruzione in atti giudiziari a 8 anni e sei mesi di carcere, nel processo milanese chiamato Imi-Sir/Lodo Mondadori)?
Repubblica è oggi in grado di documentare che Silvio Berlusconi, con la sua Fininvest, è stato imputato nei primi Anni Ottanta dinanzi al giudice istruttore Renato Squillante.
Alle 12,50 del 24 maggio 1984 fu addirittura interrogato da quel giudice nel palazzo di giustizia di Roma, nelle stanze dell'Ufficio Istruzione.
Più che un interrogatorio si trattò di una ristretta riunione.
Erano in quattro in quella stanza. Silvio Berlusconi, Renato Squillante, assistito dalla sua segretaria Concetta Ialuna, e l'avvocato Cesare Previti.
A redigere il verbale con una grafia larga e nervosa, Concetta Ialuna.
Silvio Berlusconi declina le sue generalità:
"Sono Berlusconi Silvio, nato a Milano il 29 settembre del 1936, ivi residente in viale san Gimignano 12, coniugato, incensurato...".
Squillante avverte l'imputato "ai sensi dell'articolo 1 della legge 15/12/69 numero 932 che egli ha facoltà di non rispondere ma che, se anche non rispondesse, si procederà oltre nelle indagini istruttorie".
Berlusconi dichiara: "Intendo rispondere".
* * *
Era accaduto che, nel 1982, l'Ecopost compartimentale di Roma avesse segnalato con preoccupazione le continue interferenze nelle frequenze radio della protezione civile e dell'aeroporto di Fiumicino di campi magnetici provocati dalla selva di antenne e ripetitori tv impiantati senza regole sulla vetta di Monte Cavo (nel comune di Rocca di Papa).
Un reato da poco, a ben vedere.
Un anno di reclusione per interruzione di pubblico servizio.
Ma un gran bel guaio per le tv nel pieno di una battaglia per l'occupazione delle frequenze.
Squillante tiene nel cassetto la denuncia per un paio d'anni.
Quindi, nell'aprile '84 le dà improvviso impulso.
Dispone una perizia tecnica che minaccia l'oscuramento o l'ordine di smantellamento dei ripetitori.
Notifica settanta comunicazioni giudiziarie che, per l'allora vigente codice penale, trasformano l'"avvisato" in imputato.
Una di queste raggiunge Silvio Berlusconi, quale presidente della società Fininvest, la capofila cui fanno capo Canale 5 e i suoi ripetitori.
Il 1984 è un anno decisivo per Berlusconi.
Forte di tre sentenze della Corte Costituzionale, la Rai si è rivolta alla magistratura denunciando Canale 5 per "la contemporaneità delle trasmissioni non via etere, ma a mezzo di video-cassette su varie emittenti, intaccando così il privilegio monopolistico".
A Genova, il pretore Francesco Lalla aveva condannato Berlusconi e altri dirigenti di emittenti private per aver irradiato in contemporanea "identici programmi senza disporre della concessione".
I pretori di Torino, Roma e Pescara si preparavano a decretare il divieto ai network di trasmettere su tutto il territorio nazionale.
In quella primavera dell'84, Berlusconi non ha bisogno di altri guai giudiziari. Soltanto in autunno, con una "tempestività da catastrofe nazionale" (come hanno scritto Ruggeri e Guarino nel loro libro "Inchiesta sul signor tv"), Bettino Craxi, capo del governo, firmerà un apposito decreto legge che neutralizza l'intervento dei pretori legalizzando l'illegalità.
* * *
A leggere la prima frase affidata al verbale redatto da Squillante c'è da osservare la curiosa formula che Berlusconi sceglie per autodefinirsi.
"Chiarisco - dice - che io sono solo azionista della spa Fininvest... ".
Solo azionista. Non l'unico azionista, non il solo azionista. Né il solo proprietario. "Solo azionista".
Un modo cauto, guardingo per ridimensionare le proprie responsabilità in Fininvest?
O, al contrario, il modo più autentico e corretto per definire la sua partecipazione, il suo ruolo di comproprietario?
"Solo azionista".
La frase riapre il tormentone di interrogativi (senza risposta) che sempre ha accompagnato la storia imprenditoriale del signore di Arcore.
Chi erano i suoi soci all'inizio dell'avventura?
E - per aggiornarla - chi sono oggi i suoi soci, se ce ne sono ancora?
La struttura del gruppo Fininvest ha sempre tenuto protetta la reale articolazione proprietaria garantendo l'anonimato ai possessori delle obbligazioni di decine di holding che nascondono gli effettivi patron del gruppo.
Davanti a Renato Squillante, Berlusconi, in quel 1984, racconta:
"Sono solo azionista della spa Fininvest, che è azionista a sua volta maggioritaria della spa "Cofint" e questa a sua volta è azionista maggioritaria della spa "Roma 2", la quale dunque gestisce direttamente l'emittenza Canale 5.
E quindi alla società "Roma 2" fanno capo gli impianti a suo tempo insistenti su Monte Cavo Vetta".
A suo tempo?
"È da un certo tempo - chiarisce Berlusconi - che tali impianti sono stati trasferiti in altro luogo.
Quanto alla installazione, io non solo non sapevo dove fosse stata attuata, ma neppure me ne sono mai occupato, dal momento che io non ho mai assunto cariche di amministrazione nelle due ultime società ("Cofint" e "Roma 2" ndr.), essendo solo presidente della Fininvest".
Solo presidente?
Chiusa così la strada che conduce alle sue possibili responsabilità, Berlusconi si spende nella difesa dei suoi manager.
"Aggiungo che gli amministratori della "Roma 2", ovviamente, non si occupano degli aspetti tecnici della installazione e manutenzione degli impianti, cui attendono invece tecnici specializzati".
Sbarrata quest'altra porta (non si sa mai), Berlusconi liquida anche la materia stessa dell'interrogatorio.
"In ogni caso, mi pare di poter dire che i nostri impianti, ovvero della "Roma 2" proprio perché televisivi e a perfetta tenuta e tecnologicamente perfetti, non hanno e non avrebbero potuto mai cagionare o contribuire a cagionare interferenze o turbative su frequenze diverse".
Conclude Berlusconi:
"Protesto pertanto la mia completa estraneità per i fatti per cui è causa.
Non ho altro da dire".
E sotto la sigla rituale "L. C. S." (letto, confermato e sottoscritto), al centro della pagine, le firme di Renato Squillante, Silvio Berlusconi e, più in basso, quella di Cesare Previti che premette alla sua firma la sigla "Avv.".
* * *
Vediamo ora come Renato Squillante ricostruisce il primo incontro con Silvio Berlusconi.
Lo ha fatto recentemente in un'intervista a Repubblica.
Con parole che non si discostano di un millimetro dalla rappresentazione scelta dal Capo del governo, che va ricordata.
Berlusconi dice: "Si fa dire al dottor Squillante che si apprestava a chiedere un appuntamento con il dottor Berlusconi ad Arcore.
In un primo momento, pensai che volesse chiedere, come fecero molti giudici, di partecipare alle elezioni come candidato al Senato (...)
Ma io posso affermare senza tema che qualcuno mi possa smentire che io non ho mai ricevuto una telefonata dal dottor Squillante, né ho mai avuto un appuntamento ad Arcore, né a Milano.
Non ho mai incontrato il dottor Squillante.
Avevo avuto occasione di conoscere il dottor Squillante, alcuni anni prima, nella sua qualità di consigliere giuridico del presidente del Consiglio" (dichiarazioni spontanee al Tribunale di Milano, 17 giugno 2003).
Qui, il signore di Arcore incorre in un lapsus.
Intende dire, in realtà, consigliere giuridico del Presidente della Repubblica, perché infatti Squillante fu collaboratore del Quirinale negli anni della presidenza Cossiga.
I ricordi di Berlusconi sono simmetrici ai ricordi di Squillante.
Nessuna traccia di quell'incontro nell'Ufficio Istruzione del maggio 1984.
Nessuna memoria dell'inchiesta sui "pirati dell'etere", come l'Ansa definì all'epoca quell'istruttoria.
Ecco il racconto di Squillante:
"Nel 1987, incontrai Cesare Previti e Fedele Confalonieri in via dell'Anima.
All'epoca ero consigliere giuridico al Quirinale e Silvio Berlusconi era seccato per non essere stato incluso nella lista degli invitati per la Festa della Repubblica.
Mi venne chiesto di rimediare alla dimenticanza e così feci. È forse la prova della mia corruzione?". Senza dubbio non è una prova della corruzione di Renato Squillante.
Ma di certo non sorregge la credibilità del magistrato la rimozione di quell'incontro con l'imputato Berlusconi il 24 maggio del 1984.
Di più: la credibilità di quel che fu il potente consigliere istruttore del Palazzo di giustizia di Roma è minacciata anche da una coincidenza temporale.
Sei mesi dopo quell'interrogatorio, il 12 novembre 1984, Renato Squillante apre in Svizzera presso la "Società Bancaria Ticinese" di Bellinzona il conto "Rowena" su cui affluirono nel corso del tempo i dollari provenienti, via Previti, dai conti Fininvest.
Oggi Renato Squillante dinanzi al verbale che Repubblica gli mostra allarga le braccia.
Implora "Gesù!". Dice: "Giuro sui miei figli che mi era passato di mente.
Lo riconosco questo verbale, eccome! Questa è la mia firma, Gesù!
Se mi fossi ricordato, non avrei detto un sacco di fesserie.
Ma poi, i giudici sono come i preti nel confessionale: gli passano davanti centinaia di fedeli...
Per l'imputato è diverso.
Come è possibile che anche Berlusconi se lo sia dimenticato? E Previti? Perché pure lui non ricorda?".
* * *
Il 20 luglio del 1985, Renato Squillante chiude l'istruttoria sui "Pirati dell'etere". Quarantaquattro i rinviati a giudizio.
C'è qualche nome che ancora oggi dice qualcosa: Teodoro Buontempo, deputato di An e allora responsabile di "Radio Alternativa", il radicale Paolo Vigevani, "Radio Verde", il leader dei Cobas Piero Bernocchi, "Radio città futura".
Nella lista, non c'è Canale 5, non c'è Silvio Berlusconi. Fininvest e il suo capo sono prosciolti.
Per quasi due decenni (nonostante sei anni fa L'Espresso abbia svelato la faccenda, purtroppo senza poterla documentare), Berlusconi ha taciuto su quell'interrogatorio pubblicamente negandolo e con esso ogni legame con Renato Squillante.
Mentendo ai magistrati (come è legittimo, in fondo, per un imputato), ma quel che più conta mentendo agli italiani.
Negli Stati Uniti dell'amico George W. Bush, una patacca come questa gli costerebbe la poltrona.
E in Italia?
(14 settembre 2003)


Per la quarta volta Presidente del Consiglio !
( 8 maggio 2008 )

















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