mercoledì, dicembre 10, 2008

La questione morale in politica

TEMA D’ATTUALITA’:
la
QUESTIONE MORALE
Tutti ne parlano ma nessuno muove un dito !
Specialmente da parte di una componente politica che per nascondere le proprie pecche e peccati originali attacca l’altra sponda che per ora ancora non interviene con un bisturi e taglia corto l'erba maligna, a dimostrazione che non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Se fosse una commedia verrebbe da ridere a crepapelle nel sentire disquisire su un argomento tanto delicato per ogni nazione due piduisti dal calibro di Berlusconi e del suo fidato Cicchitto.
Ma non è una commedia bensì una vera e propria tragedia perché c’è del marciume non solo a livello locale ma addirittura nell’attuale governo dove spicca su tutti , per ora, un sottosegretario.
Ma finalmente qualcuno si muove, il seguito è nelle mani di personaggi senza dignità alcuna.
Il parlamentare dell’Antimafia
Franco Laratta

interroga Berlusconi
sul sottosegretario Nicola CosentinoDegli stessi autoriNella stessa rubrica
"Cosa ci fa ancora al governo Cosentino?"

Il parlamentare del PD, Franco Laratta, in riferimento alla questione morale sollevata dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, chiede
"cosa ci faccia ancora nel governo il sottosegretario Nicola Cosentino


dopo le sue vicende giudiziarie",
ma al tempo stesso propone "l’autosospensione dal PD per chiunque venga sfiorato da vicende giudiziare".
"L’on. Berlusconi come mai fa finta di nulla quando si parla della presenta del sottosegretario Cosentino nel suo governo?
E’ a conoscenza di tutti gli affari dell’uomo politico di Casal di Principe - chiede Laratta -? E che ad una holding di famiglia avevano negato il certificato antimafia, come riporta un ampio servizio del settimanale l’Espresso?
Lo sa che Cosentino è accusato da quattro (5 per la precisione) pentiti di essere stato al servizio dei boss casalesi.
Come mai Berlusconi non risponde mai quando si parla dei parlamentari che ha fatto eleggere nonostante le pesanti condanne penali riportate?".
Il parlamentare è (giustamente) critico anche con il suo partito e afferma:
"Ma il Pd deve reagire con coraggio al fango di questi giorni.
Faccio una proposta: tutti gli iscritti al Pd che si dovessero trovare anche solo sfiorati da vicende giudiziare, si sospendano dal partito in attesa di chiarire le rispettive posizioni.
Dobbiamo proteggere il nostro partito dagli attacchi indecenti della destra.
E’ un momento delicato.
Un momento in cui Berlusconi, che si è inventato di tutto pur non farsi processare, parla di questione morale.
Per cui dobbiamo aiutare il Pd a non avere problemi.
L’autosospensione dal partito per quanti di noi venissero, a torto o ragione, sfiorati da vicende giudiziarie - conclude Laratta - è quanto mai opportuna e necessaria. Fino a quando non si fa luce sui problemi".

Ricordo che un tempo i politici del PCI, poi PDS e quindi DS, che venivano raggiunti da una “comunicazione di garanzia” si dimettevano seduta stante dalle cariche ricoperte sia in seno al partito che in quelle pubbliche.
Era previsto nello Statuto; oggi no ma anche le leggi, rispetto ad allora, sono cambiate; l’elezione diretta di sindaci e presidenti delle Province e delle Regioni non permetterebbe ad uno Statuto di prevedere tale evenienza.
Rimane una questione morale del singolo; si può espellerlo dal partito – vedasi caso Villari – ma oltre non si può andare.
Rimane un questione di coscienza personale verso se stesso, verso gli elettori del partito di appartenenza, verso tutto il popolo italiano e le sue istituzioni.
Aggiungo in più, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che l’eliminazione delle preferenze ha senza dubbio fatto carico ai maggiorenti di un partito di scegliere i candidati in maniera oculata e non per appartenenza a correnti, simpatie ovvero a cose del genere.
In maniera esplicita la direttrice de L’Unità, Concita De Gregorio, ha ieri colpito nel segno affermando:
“ A questo giornale piacerebbe che chi è indagato, implicato, coinvolto in vicende giudiziarie facesse un passo indietro.
Che chi è rinviato a giudizio si dimettesse, naturalmente.
Che quegli amministratori i cui nomi compaiono in atti giudiziari – presenti e passati – avessero il senso di responsabilità politica di osservare un turno di riposo ( di attendere gli esiti dei giudizi da casa , non in ufficio).
Sarebbe un gesto di eticità apprezzatissimo in primo luogo dalla collettività degli elettori..
Sarebbe dignitoso.
Non si può pensare di coinvolgere un partito e milioni di cittadini nelle proprie personali vicende.
Ci si deve mettere al loro servizio, non chiedere loro di mettersi al proprio.
Poi si aspetta il corso della giustizia.
Poi, quando si è assolti, si torna.
Non serve il codice etico, servono senso della politica, amore per il Paese e generosità.
Pensare agli altri oltre che a se stessi.
La memoria delle parole e dell’esempio dei padri ed un pensiero per la sorte dei figli”.

Principi d’altri tempi purtroppo dimenticati e fa piacere che oggi vengano riproposti in maniera nuda ma schietta da una giovane giornalista. Era questa la nostra politica di un tempo.

Dirittura etico-morale.
E’ quello che nella generalità dei casi manca oggi in politica perché divenuta strumento di affari più o meno loschi.
Le Istituzioni ridotte ad un vero e proprio verminaio dove si impone non il più giusto ma il più potente.
Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti anche se in molti fanno ancora finta di nulla, probabilmente perché così conviene loro.


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