venerdì, gennaio 16, 2009

Ma il canone Raitv serve per consentire a Vespa di----

C’è da chiedersi (o no ?) se la gente perbene sia costretta a pagare un canone RAITV, peraltro alquanto oneroso per moltissime tasche, onde consentire a Bruno Vespa di propinarci trasmissioni di infimo profilo come quella messa in onda su RAI 1 con la partecipazione di Moggi e del suo collegio di difesa.

Riporto, tra i tanti sull’argomento “calciopoli” un articolo scritto da “Guantalabiro”, pseudonimo di un giornalista che si occupa di calcio in maniera oggettiva, senza preferenze per alcuno o per qualche squadra.

“L'imbarazzante show di Moggi.

Porta a Porta ricorda nel suo piccolo (o nel suo grande purtroppo) le partite taroccate di serie A: prima dell'inizio si sa già il risultato.

Che ieri sera sarebbe andato in onda l'ennesimo goffo tentativo di delegittimare Moggiopoli dopo le miti sentenze GEA era scontato. Vespa come certi arbitri aveva già in mente il risultato finale e ha condotto la gara/trasmissione praticamente a senso unico.

Quando poi si sono visti entrare ad uno ad uno gli ospiti del dibattito in studio si è avuto la conferma che sarebbe stata ancora peggio della solita burletta.

Il principale accusatore di Moggi, il buon Gazzoni Frascara, si è perso ben presto nei meandri delle proprie argomentazioni e non ne è più riemerso.

E' finita che il più "duro" con Moggi è stato il suo vecchio amico Giampiero Galeazzi (!) a parte lo sbigottimento del Direttore Rai Caprarica nell'ascoltare le intercettazioni e nel fare ovvie riflessioni sul buon gusto e la moralità del calcio italiano.

In pratica su sei ospiti Vespa è stato capace di non trovarne nemmeno uno in grado di argomentare con cognizione di causa su calciopoli.

Il colmo è stato quando Gazzoni ha denunciato le continue pressioni di Alessandro Moggi all'ex ds rossublu Cinquini per contattare Meghni e strappare la procura all'agente del giocatore e Vespa ha glissato candidamente dicendo: "E che male c'è?"

Il tutto naturalmente con i legali di Moggi presenti in studio pronti a sorreggerlo durante i suoi imbarazzanti monologhi.

Eppure a volte si ha la sensazione che basterebbe lasciare parlare Moggi e basta.

Le sue arringhe non sono altro che "ma si scherzava... non era vero... era per dire...così fan tutti...che male c'è..."

Non una valida giustificazione a telefonate eticamente scandalose.

Per quei pochi (immaginiamo) irriducibili che hanno seguito tutta la trasmissione, il premio finale è stata la scheda di Carlo Nesti sulla carriera di Luciano Moggi.

Perchè non ci fossero dubbi anche tra i più reticenti, l'ex enfant prodige di Aldo Biscardi è stato capace di partorire l'elegia di Luciano Moggi in perfetto stile Cortina di Ferro anni '70.

Con una bacchetta magica sono spariti dal curriculum di Lucianone nostro, i processi, le condanne penali, i fallimenti dei club da lui diretti.

Grazie appunto al servizio di Carlo Nesti, ora abbiamo la certezza che l'ex "Paletta" altro non è che una riedizione più accattivante di Padre Pio costretto a convivere in un mondo di gente malvagia e invidiosa.

Ma a Napoli sarà un'altra cosa”.

Guantalabiro

 Un commento di Arrigo Sacchi pubblicato in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport di oggi.

“Ho visto con stupore e amarezza il “Porta a Porta”dell’altra sera su RAI 1.

L’immagine che ne è uscita è avvilente. Per il calcio e per Luciano Moggi.

Emblematico il commento del direttore di RAI 1, Antonio Caprarica.

Lo ha ascoltato e poi è sbottato:

“QUESTA E’ MAFIA”.

Sempre sullo stesso quotidiano sportivo l’ex direttore Candido Cannavò osserva come sia diverso il calcio dei bambini, circa 200, nella specie quello da loro praticato presso una scuola di Concorezzo (MI) con l’aiuto del sindaco, dalla stessa Direttrice didattica nonché da “Comunità Nuova” fondata da don Rigoldi; accenna al pericolo che il “calcio dei grandi” inquini l’animo di questi bambini che fanno parte del  programma “Io tifo positivo”.

Come sarebbe stato bello oltre che intelligente che Porta a Porta avesse preparato una trasmissione su questa nobile iniziativa improntata anche alla solidarietà verso i propri simili.

Ma la Vespa, non più vispa teresa, riesce a partorire solo trasmissioni che tendono a dividere la pubblica opinione con l’imprimatur del suo padre putativo: punge e null’altro, anzi si intromette in fatti, nella specie in processi in atto, già definiti in primo grado ed anche in quelli con sentenze definitive, tentando di aizzare gli uni contro gli altri.

Il canone, se fossimo in un Paese appena appena civile, lo farebbero pagare a Vespa ed ai suoi personaggi alquanto squallidi e non a noi.

Quo usque tandem abusere Vespa patientia nostra !.

Cambiando il nome il prodotto non cambia.

 

 

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