mercoledì, aprile 22, 2009

Ed è subito sera bis

ED E’ SUBITO SERA
LA NOSTRA VITA
Se ognuno di noi,
dal più ricco al più povero,
dal più forte al più debole,
dal più potente al più diseredato
pensasse :
“ma cos’è questa nostra vita ?”
il mondo andrebbe avanti in maniera diversa.
Gioie e dolori colpiscono tutti,
nessuno può considerarsene esente,
in ciò non v’è differenza di classe.
Salute e malattie si alternano in ogni essere umano.
Nasciamo tutti alla stessa maniera,
perché poi diventiamo diversi ?
Iniziamo tutti assieme il nostro cammino all’alba,
prendiamo poi strade diverse
sulla base di regole perverse;
ma alla fin della sera ci si ritrova ancora assieme.
La vita, di fronte all’eternità, dura un lampo.
Non te ne accorgi nemmeno.
Perché ?

Ce lo spiega un grande poeta siciliano
SALVATORE QUASIMODO

(Modica 20 agosto 1901 – Amalfi 14 giugno 1968)
Premio Nobel 1959 per la Letteratura.

ED E’ SUBITO SERA

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Riprendo oggi questo mio post, pubblicato in data 28 marzo u.s., in quanto un bloggista, qualificatosi come “anto” , mi ha posto il 21 aprile il seguente quesito:
“Vorrei sapere se l’espressione può essere definita un’allegoria e perché”.

La musa della Poesia
CALLIOPE
Degli studi liceali ricordo ben poco e quel poco si riferisce ad altre materie e non alla lingua italiana; ma durante i quattro anni del corso universitario mi dilettavo a riprendere i “sacri testi” scolastici e me li rileggevo appena finita la sessione di esami universitari.
Erano quei testi per un intero mese la mia lettura preferita perché mi accorgevo che, con un pizzico di maturità in più, si riusciva ad entrare con più cognizione di causa nelle vecchie materie scolastiche.
La letteratura ed i classici greci erano di già la mia passione ma poi, rileggendoli mi accorsi che valeva la pena di approfondire la materia.
Scoprii così che Aristotele aveva scritto un qualcosa proprio a proposito dello scrivere in maniera allegorica, una forma poetica di cui un poeta si serviva per “stuzzicare” l’intelligenza dei lettori.
Per lui l’allegoria – il dire altro, lo scrivere un fatto concreto per alludere ad un altro legato però da un rapporto simbolico – altro non era che una
“METAFORA CONTINUATA”.
Una presa in prestito di una serie di parole ed in molti dipinti di insigni pittori estrapolate da un contesto diverso – dalla scienza, dalla politica, dalla tecnica,dallo sport, ecc… - e traslate in un altro contesto.
Nella Bibbia, in altri testi sacri, nella Divina Commedia ed in molti dipinti di insigni pittori per esempio, abbiamo un uso abbastanza cospicuo di allegorie ma, nonostante ciò mi sembra di poter dire che per le poesie si debba meglio parlare di metafore.
Io non sono un critico d’arte e potrei anche sbagliarmi ma l’opinabilità di ogni giudizio in materia è frutto di ampi dibattiti e scritti da parte dei critici di mestiere.
Quasimodo, con la sua serie di poesie molto ermetiche scritte in endecasillabi sciolti mi sembra abbia preso la strada della metafora. Con tre righe è riuscito a ricapitolare tutta l’esistenza della razza umana
Di più, caro “anto”, non so che dirti se non che il termine allegoria non mi piace affatto, ma non ne conosco il motivo serio, perchè mi viene di accomunarla al Carnevale di Viareggio, ai
CARRI ALLEGORICI.

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