mercoledì, aprile 15, 2009

Ma cos'è questa protezione civile ?


LA PROTEZIONE CIVILE IN EUROPA E NEL MONDO
La Protezione Civile, diversificandosi nei vari Paesi, comprende l’insieme delle misure,
dei mezzi e delle strutture destinate a:
1- prevenire,
2- prevedere,
3- soccorrere,
4- attenuare le conseguenze, le perdite di vite umane, i danni causati da ogni tipo di
disastro naturale o umano.
Da qui l’importanza, per i piani nazionali e locali di protezione
civile, di contenere efficaci misure preventive riguardanti ogni
tipo di rischio naturale presente nel territorio.
Il soccorso alla popolazione colpita da una calamità deve essere realizzato in tempo
breve e in modo coordinato, al fine di ridurre la perdita di vite umane e mitigare le
conseguenze dannose inerenti ogni evento calamitoso.
Di seguito saranno elencate, unitamente per alcuni Stati, l’organizzazione del
rispettivo sistema nazionale di protezione civile.
STATI UNITI D’AMERICA
La legislazione che disciplina la protezione civile è ampia ed articolata.
Il Codice degli Stati Uniti, "The Public Health and Welfare" determina i poteri del
Presidente e dei governatori degli stati nei casi di emergenza e "gravi calamità".
I responsabili della protezione civile sono: il Presidente degli Stati Uniti e i governatori
dei singoli stati.
La legislazione federale: Disaster Relief Act del 1974, stabilisce che preliminare
all’intervento federale è la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del
presidente degli Stati Uniti.
Tale dichiarazione deve essere richiesta dal governatore dello stato interessato, il quale tra l’altro, deve richiedere il tipo di aiuto federale e le risorse da utilizzare per fronteggiare l’emergenza.
Il Presidente degli Stati Uniti, come previsto dalla legge ha delegato gran parte dei suoi poteri alla "Federal Emergency Management Agency" (FEMA).
I poteri della FEMA consistono, nel coordinamento degli interventi di soccorso e nel
poter utilizzare qualsiasi altra agenzia federale ritenuta utile al fine di fronteggiare
l’emergenza.
Tra i compiti dell’Agenzia federale (FEMA):
• Realizzazione dei piani generali e particolari di protezione civile;
• Fronteggiare l’emergenza, con assicurazione privata che integra l’assistenza
federale;
• Prevenire le cause dei grandi disastri;
• Programmare gli aiuti federali per fronteggiare i danni causati dall’emergenza;
• Ripristinare tutte le attività socio-economiche dopo l’emergenza;
La protezione civile negli Stati Uniti è completamente affidata ai civili, quindi non è
previsto l’utilizzo delle Forze Armate.
Per la particolare estensione, il clima e le condizioni geografiche, gli Stati Uniti
d’America sono assoggettati ad ogni sorta di calamità:
tornadi, tempeste, inondazioni, maremoti, tifoni,
terremoti, eruzioni vulcaniche, smottamenti, siccità, incendi,
esplosioni, ecc.
Per questi motivi vi è una diffusa cultura di protezione civile,
basti pensare alle periodiche esercitazioni a cui vengono
sottoposti gli studenti di ogni ordine e grado.
GIAPPONE
Le calamità prese in considerazione sono:
terremoti, inondazioni, grandi maree,
eruzioni vulcaniche, tifoni, smottamenti del terreno;
i disastri sono connessi a:
disboscamenti, sfruttamento e speculazioni territoriali, elevatissima densità della
popolazione negli agglomerati urbani.
L’organo centrale responsabile è il "Ministro dello Stato" preposto all’Agenzia
nazionale territoriale (National Land Agency) che ha le seguenti funzioni:
• Formazione della politica nazionale della protezione civile;
Elaborazione del piano generale di protezione civile e suo
coordinamento ai piani settoriali e particolari;
• Coordinamento nella ricerca in materia;
• Coordinamento dei budgets connessi alle attività di cui
sopra;
• Formazione del piano generale dei trasporti in casi di
disastri;
• Formazione delle politiche (e dei relativi piani ) territoriali di
base;
• Programmazione dell’uso del
territorio;
• Studi, ricerche, indagini sul territorio, politica
(e programmi)
di approvvigionamento idrico; Sviluppo delle riserve
idriche; aree urbane ad eccessiva industrializzazione;
coordinamento e Promozione di progetti concernenti gli
insediamenti abitativi;
• Sviluppo delle aree urbane e rurali;
• Operazioni di soccorso in caso di calamità o disastri;
• Coordinamento delle attività di ricostruzione.
Per le operazioni di soccorso si fa affidamento su una organizzazione specialistica
(Vigili del Fuoco), con il concorso di tutti gli enti pubblici e privati, locali e nazionali,
delle forze armate e del volontariato, particolarmente privato.
Gli enti e le strutture statali e locali svolgono un’intensa attività
di formazione ed informazione nelle scuole, nelle fabbriche e nei quartieri circa le:
• Nozioni generali di autodifesa per i casi di
calamità e disastri; norme comportamentali (fuga,
primo soccorso, ecc.);
• Corsi speciali di protezione civile a studenti ed a tutta la
popolazione (trasmesse con tutti i mezzi di informazione);
• Simulazioni ed esercitazioni (anche parziali ad es. per
edifici, zone, quartieri);
A livello locale, funziona, presso ogni Prefettura, il
"Consiglio centrale per la prevenzione dei disastri",
con funzione pianificatoria, di coordinamento ed operativa;
presso ogni Prefettura, Municipalità, villaggio il "Quartiere generale per il controllo dei disastri" inteso come organo di emanazione del governo centrale.

GRECIA
In questo Paese la protezione civile è disciplinata dalla Legge 17/1974 che affida al
Consiglio di Governo per gli Affari Esteri e per la difesa (KISEA) il compito di definire la politica del governo per fronteggiare i diversi disastri.
Un ruolo di primo piano è affidato alla Commissione internazionale di Coordinamento (SDO), composta da vari Ministri interessati alle competenze di protezione civile.
Oltre al Ministro per l’ordine pubblico, vi è il Ministro dell’agricoltura, il Ministro della Sanità, il Ministro dell’Ambiente.
In caso di catastrofe o calamità, il Prefetto informa
immediatamente la Commissione Internazionale di
coordinamento per le direttive necessarie.
Se l’evento è limitato, il Prefetto quale rappresentante del
Governo per il territorio di competenza, può assumere la
responsabilità delle operazioni.
PORTOGALLO
Le responsabilità ricadono sul Primo Ministro che tuttavia, può delegare i propri
compiti al Ministro degli Interni.
In casi di calamità e/o di disastri, il Governatore istituisce un Centro di coordinamento della protezione civile (CCDPC), utilizzando i responsabili dei diversi servizi pubblici
(sanità, assistenza socio-sanitaria, lavori pubblici, ordine pubblico, ecc.).
L’unità fondamentale nelle attività di soccorso è rappresentata dai Vigili del Fuoco,
dalle Forze di Polizia, dalla Guardia Nazionale, dall’Esercito e dalle varie
organizzazione di volontariato.
Presso il Ministero degli Interni è istituito un Centro di emergenza (CEOPC) che
rappresenta l’organo del Servizio Nazionale della protezione civile (SNPC).
E’ compito di tale Servizio organizzare le attività di prevenzione, i soccorsi, il ripristino delle attività economiche e sociali e predisporre i vari piani di protezione civile.

GERMANIA
La Costituzione federale del 1949 disciplina il sistema della protezione civile in tempo di pace, stabilendo che questa è di competenza esclusiva dei Lander.
Il capo dell’Amministrazione locale, del distretto (Kreis) è la figura a cui compete la
gestione dei disastri e agisce in nome e per conto del Governo del Lander.
Durante la gestione delle fasi di un evento calamitoso, sarà supportato e coadiuvato
dagli operatori dell’Amministrazione regionale, dall’assistenza tecnica federale, dai
Vigili del Fuoco comunali (regionali o volontari), nonché dalle varie associazioni di
soccorso come la Croce Rossa, l’Ordine di Malta ecc.
Il capo della gestione dei disastri può chiedere, qualora ne abbia bisogno, l’intervento dei privati, unitamente ai loro mezzi, altresì può sollecitare l’intervento delle guardie di frontiera al Ministero federale dell’Interno e dell’esercito nonché al Ministero della Difesa.
Nel caso di catastrofi o calamità di notevole entità, la responsabilità può essere
trasferita dagli amministratori regionali ai governi dei Lander, non è prevista alcuna
competenza del Governo federale.
Le amministrazioni dei Distretti hanno l’obbligo di predisporre idonei piani di
emergenza di protezione civile relativi alle potenziali tipologie di rischio

FRANCIA
In Francia le competenze in materia di gestione dei rischi sono ripartite
essenzialmente ripartite tra lo Stato e i Comuni.
Le competenze proprie dello Stato sono suddivise
principalmente tra due ministeri: il Ministère de l’Intérueur che si
occupa della Sécurité Civile, e il Ministère de l’Aménagement du
Territoire et de l’Environnement che si occupa della prevenzione,
con un Delegato alla prévention des risques majeurs che deve
assicurare la coordinazione.
Tutti i Ministeri dispongono, nelle Regioni e nei Dipartimenti, di servizi delocalizzati
che lavorano con il Prefetto, rappresentando localmente lo Stato.
Sul terreno, mezzi nazionali e locali, pompieri professionisti e volontari, specialisti
civili, militari, SAMU (Service d’Aide Médicale d’Urgence), soccorritori e associazioni agiscono insieme.
La Sécurité Civile risponde a un triplice obiettivo:
la protezione delle persone, la difesa dell’ambiente e dei beni
materiali.
Per far fronte agli eventi imprevedibili o improvvisi, la Sécuritè
Civile francese si è posta l’obiettivo di rispondere ai rischi
naturali e/o tecnologici, sviluppando numerose attività di
previsione, prevenzione e pianificazione dei soccorsi.
I Dipartimenti e le Regioni, non hanno, fino ad oggi, specifiche competenze in materia di coordinamento e gestione di soccorso.

lo sciacallo
Non è quanto sopra scritto “farina del mio sacco”; non ho fatto altro che riportare con un copia-incolla quanto è scritto sul sito
www.geoastrovulcanologia.eu/Protezione%20Civile%20nel%20mondo.htm - 37k –
Potevo anche farmi bello, omettendo questa precisazione ad immagine e somiglianza dei personaggi governativi, nessuno escluso e dei suoi cantori che hanno omesso di dire alcune cosucce, trovando come scudo alle loro gravi manchevolezze un personaggio che per loro è abbastanza indigesto: Santoro, come Marco Travaglio, Beppe Grillo e finisco qui l’elenco per non dover finire di scriverlo a notte fonda.
Ma si sa l’Italia non ha mai avuto calamità naturali, inondazioni da parte dei fiumi, tipo Po, nemmeno di piccoli torrenti divenuti, con l’aiuto di tutte le schifezze possibili ed immaginabili, delle teste d’ariete che hanno distrutto letteralmente ponti, abitazioni, magari anche abusive, costruite addirittura ad un palmo dal greto di fiumiciattoli inerti da anni.
Il punto debole, qualora non si fosse ancora capito, sta nel fatto che in Abruzzo, la scossa tellurica che ha portato una devastazione totale di città e paesini non è la stata la prima ma il culmine di un centinaio scosse “avvertimento” senza che nessuna della autorità a ciò preposte avesse detto non una parola ma un semplice beh!
Abbiamo una c.d. “Protezione civile” che in realtà è solamente un “Soccorso civile” perché un piano con la P maiuscola a livello nazionale non l’abbiamo, un piano che tratti anche la
PREVENZIONE
che deve intendersi come il dovere di avvertire, come avviene in tutto il resto del mondo civile governato nell’interesse di tutti i cittadini e non delle sole “lobby”, “cosche”, dei “benestanti” e di quant’altri si sperticano in lodi anche al singolare, di inchini e baciamani, di altro non so e quindi non posso specificarlo, non valendo nell’ipotesi solo congetture.
Posso dire che un giorno mi portano sul tavolo una lettera del Prefetto di Milano che sollecitava tutte le Amministrazione comunali della Provincia di realizzare un
PIANO di PROTEZIONE CIVILE.
In un primo momento rimasi stupito in quanto il Comune in cui come assessore avevo una parte di responsabilità amministrativa non era immaginabile episodi di tale entità da poter allarmare i miei concittadini.
C’era la legge che lo imponeva e l’abbiamo fatto coinvolgendo maggioranza ed opposizione attraverso propri rappresentanti nominati dai loro partiti di appartenenza, esperti comunali, compreso il nostro architetto, dell’Ufficio Tecnico, della USSL (l’ASL di oggi), dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, del Comandante dei VVUU, di ingegneri esperti anche in circolazione stradale, un rappresentante dei medici locali e delle associazioni locali, compresi il Rotary Club Naviglio Grande e la locale sede del Lyons.
Debbo onestamente aggiungere che ci fu in questa occasione d’aiuto la circostanza che a Corsico abitasse il Direttore della rivista a diffusione nazionale
PROTEZIONE CIVILE
il quale aderì al mio invito di partecipare alla nostra iniziativa con molto entusiasmo piacere, al solo costo di un mio personale abbonamento annuale alla sua rivista.
L’elaborato venne finito in breve termine pur avendo ipotizzato tutti i pericoli che il nostro territorio poteva andare incontro con le mosse ben individuate da effettuare caso per caso a seconda delle varie tipologie d’emergenza possibili ed immaginabili.
In grande magazzino presso l’Ufficio Tecnico venne raccolto quanto necessario per far fronte ad ogni stato di emergenza e copia del Piano venne inviato a tutte le scuole di ogni ordine e grado perché venisse divulgato agli studenti sensibilizzati anche attraverso lezioni da parte dei Vigili Urbani.
Un bel giorno, mentre ero al lavoro presso la Società dove prestavo la mia opera professionale, mi telefonò il Sindaco per comunicarmi che durante gli scavi in un appezzamento di terra che confina con una delle nostre vie era venuto alla luce un enorme residuato bellico inesploso.
Scattò il piano e tutti i dipendenti comunali si auto allertarono, altro che fannulloni; il problema più grosso era lo sgombero totale dei palazzi prospicienti la zona debitamente isolata sulla quale operavano militari dell’Esercito con quattro esperti artificieri fatti venire da non so dove.
I Vigili Urbani andarono casa per casa, appartamento per appartamento, dove però trovarono per lo più solo anziani e bambini mentre tutti gli altri erano al lavoro.
Tale circostanza fece rimandare il lavoro squisitamente tecnico ma tutte quelle preventive vennero subito messe in atto.
E dire che di bombe ne avevo visto da piccolo un bel po’ ma un ordigno simile, brutto ed arrugginito, non avevo mai avuto l’occasione di vederlo.
Strade bloccate, parcheggi limitrofi svuotati per far posto ai mezzi di coloro che ritornavano a casa dal lavoro, le scuole aperte per raccogliere tutti, il centro pasti comunale provvide a preparare la cena per tutti gli “sfollati”, tutti gli ausiliari delle scuole in piena attività, anche gli animatori per i bambini.
Tre orchestrine di ragazzi della città rinunciarono al loro ingaggio per allietare l’insolito soggiorno notturno di grandi e piccini.
Milano, bontà sua, se ne stette silente.
Tutto andò per il meglio ed in molti, ad allarme cessato, avrebbero voluto rimanere ancora fuori a ballare od a parlare anche con vicini di casa che avevano conosciuto solo in questa occasione.
Molti di loro, incontrandoli per strada, mi chiedevano “a quando la prossima bomba”.
Certo nulla in confronto con il cataclisma abruzzese ma, anche noi nel nostro piccolo, avevamo infermi da trasportare in luoghi ben individuati anche nei nosocomi vicini a noi prontamente preavvertiti.
Fu per tutti una giornata ed una notte fuori dalla normalità ma la gente la subì in allegria perché demmo una dimostrazione di efficienza e di fratellanza in quanto videro esponenti di partiti di diversa collocazione politica fianco a fianco che lavoravano tutti per il bene della città.
Nottetempo venne il Questore e l’indomani il Prefetto che si congratularono con il sindaco che poi rilasciò a tutti i dipendenti una pergamena con un encomio solenne.
A quei tempi era invalsa la prassi di distribuire a pioggia il premio di produttività ma quell’anno, d’accordo con il “Consiglio dell’Ente” – la rappresentanza sindacale – a tutti coloro che avevano lavorato in quel giorno fuori orario venne dato un qual cosino in più, ma fu l’encomio che suscitò un immenso favore; ancora oggi, qualcuno ora in pensione, lo tiene appeso ad una parete con una bella cornice, e se lo guarda compiaciuto.
Guardi assessore mi disse uno, nella mia vita non ho mai dato tanto ma quel giorno ho saputo dare tutto il meglio che avevo in me.
Era un insieme di piccoli episodi come questi che faceva grande l’Italia.
Oggi invece l’Italia naviga l’un contro l’altra armata, divisa su tutto anche nei momenti come questi dove chi racconta storie vere diviene uno sciacallo mentre quest’ultimo riesce a passare per il salvatore della Patria.
Poi si scopre che la terra lì tremava da mesi e trema ancora, si scopre che qualcuno aveva avvertito ma che chi doveva proteggere i civili ha avuto l’idea di raccomandare loro di non avere paura, di rimanere pure a casa, che mai è stata tenuta un’esercitazione per affrontare una delle mille calamità naturali, lì solo i terremoti, né, tanto meno, mappe con indicazione delle vie di fuga, ecc. ecc. ecc.
Roba da non credere !
Un edificio – ospedale – vanto dell’impresa che l’aveva costruito, crollato mentre il vecchio eretto moltissimo tempo prima rimasto in piedi sia pure con qualche crepa.
L’orizzonte, a quel che si vede e si sente, parrebbe non tanto luminoso.
Gli sciacalli, quelli veri, col fiuto dei soldi che hanno, sono di già sul posto pronti a partecipare al banchetto post terremoto.
Ne vedremo ancora tante di cose brutte ma fortunatamente sono di già in allerta quegli uomini dal cervello anomalo, “metastasi della democrazia”, che poi oggi sono uno dei pochi baluardi della sopravvivenza di quest’ultima guadagnata attraverso una lotta che è costata milioni di morti.
Ciliegina finale:
MA GLI SCIACALLI SIAMO NOI CHE VOGLIAMO LA ELECTION DAY ?
Così ci definisce la
PADANIA !
la Lega Nord dice NO a siffatta proposta
per far mancare il quorum senza il raggiungimento del quale rimarrebbe in vita una legge elettorale definita come
“PORCATA”
dal suo stesso estensore,
un certo Calderoli che, guarda caso, è oggi ancora ministro in quota
LEGA NORD.
400milioni di euro buttati al vento e non destinati ai nostri connazionali terremotati o, nell’ipotesi ventilata, si ma i ballottaggi.
Una truffa su truffa fa truffa al quadrato.
In effetti loro non si sentono italiani ma figli di una terra inventata di sana pianta.
Non sarà un compito facile, per un assieme di problemi, economici e politici, , la ricostruzione di queste zone terremotate - San Giuliano insegna – ma alla fine un qualche risultato lo si otterrà magari dopo il trascorrere di parecchi lustri.
Ma sarà fatica di dimensioni immani e lunga nei tempi, tanto da superare quella che Ercole dovette sostenere nel condurre a termine positivamente le sue mitologiche 12 fatiche, compierne un’altra, atteso l’attuale livello e conformazione politica dell’attuale maggioranza, esclusa qualche rondine che però non fa primavera.
Quale sarebbe, vi chiederete, tale fatica ?
Quella di ricostruire nella nostra Italia quei grandi valori morali oramai svaniti nel nulla perché disattesi, anzi combattuti, da certi personaggi e dai loro giannizzeri che hanno in mano direttamente od indirettamente le redini del potere.
Piovono già anatemi contro chi la pensa, parla e scrive, qualcosa di diverso, in distacco dal “pensiero unico” del capo supremo.
Le oche strepitano, tentando di salvare Palazzo Chigi dall’assalto degli “sciacalli”
Mala tempora currunt anche per i bloggisti ed internauti.
Nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, fax, cellulare, mail, nonché taglia di vestiario ed il numero delle scarpe nel caso che il signor X o Y debba accomodarsi
nelle patrie galere per scontare la pena relativa al reato di lesa maestà.
Però chi attimi prima del terremoto aveva previsto nell’art. 6 del piano casa una
“ esemplificazione delle norme antisismiche”;
in altre parole una vera e propria loro eliminazione; ma costoro la fanno sempre franca ed anzi, in sovrappiù, si atteggiano a moralizzatori, inveendo volgarmente contro chi tenta di portare a galla le loro magagne, le loro collusioni aberranti, anche quelle magagne consistenti nell’incapacità di interpretare nel senso giusto, con la conseguenza di una incomprensibile sottovalutazione del continuo svilupparsi di uno sciame di movimenti sismici, che ebbe a suggerire loro di dire solo:
NON ABBIATE PAURA, RESTATEVENE A CASA.
Oggi la Regione Abruzzo ha un nuovo Presidente, tale Giovanni Chiodi, cosa ti va a fare ?
Nomina consulente dell’Agenzia Sanitaria allo stesso direttore generale dell’ASL che inaugurò nel 2000, mica 100 anni fa, l’Ospedale San Salvatore de L’Aquila privo
Del Certificato di Agibilità; si proprio quello caduto a terra come se fosse di carta.
Delle due l’una: o è un pericoloso incompetente o sta al giuoco.
Io ho detto la mia; adesso tocca a voi dire la vostra e non solo in questa sede ma soprattutto nel prossimo giugno.




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