domenica, aprile 05, 2009

Meno male che Silvio c'è

Meno male che Silvio c'è.
L'inno clonato
di
Marco Bucciantini

Pierangelo Bertoli
Ascoltate queste due canzoni: “Meno male che Silvio c'è”, inno ufficiale del Pdl,
“gira” sugli stessi accordi – e questo succede – ma con medesima ritmica di “Chiama piano”, canzone cantata vent'anni fa da Pierangelo Bertoli e Fabio Concato, e scritta dallo stesso artista modenese e da Bonaffini.

Come si sente, la base è identica.

E così il partitone di Berlusconi usa la musica di uno dei cantautori storici della sinistra, fra i più radicali, duri.
Un plagio, senza dubbio: la base dell'introduzione è identica, solo verso l'inizio della strofa l'inno del Pdl sembra aggrovigliarsi nell'aggiunta di alcune note in minore, per poi tornare simile alla canzone di Bertoli.
L'autore di “Meno male che Silvio c'è” è Andrea Vantini, il nuovo menestrello del Cavaliere, che raccontò al Corsera la sua folgorazione: era seduto sul divano di casa sua a Pescantina —14 chilometri da Verona — e guardava una puntata di Sciuscià (la trasmissione di Michele Santoro) in cui “si sparava a zero su Berlusconi.
Ma è possibile che tutti se la prendano con lui?”, ha pensato.
E così è arrivata l’ispirazione per scrivere “A Silvio”.
Era il 2002, la canzone non varca la notorietà familiare.
Poi, caduto il governo Prodi, quella cassetta fu portata ad un dirigente locale di Forza Italia, e poi su fino al grande capo, che approvò.
E divenne colonna sonora di tutti i suoi show.
Cantata a squarciagola dai giovani nei comizi di Berlusconi.
E il premier si fida di questi sondaggi “volanti”: ecco dunque il nuovo inno.Vantini, però, mentre guardava Santoro forse ascoltava sullo sfondo la radio, che sicuramente stava passando “Chiama piano” di Bertoli.
Perché la musica è quella, c'è poco da aggiungere.
E sapessero, quei ragazzi azzurri dei comizi, che in realtà stanno cantando Bertoli.
E sapesse il premier, che partecipa sempre appassionato a questo coro, inebriandosi della sua ode, che in fondo sta urlando sulle note di un cantautore della sinistra vecchia maniera, Pci, corteo, piazza.
Il compianto artista (morto a Modena nel 2002, a sessant'anni), cominciò la carriera accompagnando gli spettacoli di Dario Fo, ma si fece presto strada da solo, “a muso duro”, per citare uno dei suoi brani più noti.
Poliomelitico, visse sulla sedia a rotelle.
Con una grinta autentica, che la voce potente, da cantastorie di piazza, riusciva a rendere appieno.
Un timbro unico, di lotta, trascinante, canzoni contro come “Eppure soffia il vento” e la scandalosa “Certi momenti”, forse il testo più netto a favore dell'aborto e contro la Chiesa. Mica semplice, in Italia.
Negli anni novanta arriva la sua ballata forse più famosa, amplificata da Sanremo: “Spunta la luna dal monte”, con i Tazenda.
Testo rabbioso e dolce, una denuncia e uno sguardo pietoso sul mondo degli ultimi.
Questi erano i suoi temi.
A Sanremo tornò anche con Italia d'oro, un feroce atto d'accusa al Belpaese dei politici ladri e dei mafiosi.
La canzone in questione – Chiama piano, eseguita assieme a Fabio Concato – si trova nell'album Oracoli, del 1990, e tratta della solitudine e dell'amicizia;
“chiama piano, ed arriverò io in un attimo, quell'attimo è anche mio”.
Tratto da L’Unità.it

Dopo il MSI, che cambiò nome in Alleanza Nazionale, plagiando quello dato dal
Prof. Lauro De Bosis,

alla sua
Alleanza Nazionale antifascista
ecco bella e plagiata la base musicale dell’inno adottato da FI ed ora dal PDL.
Un”Silvio che sorgi”
è già pronto perché anche possa essere cantato in tutte le scuole italiane e nelle chiese di Santa Romana Chiesa prima di ogni funzione religiosa.
Che male c’è ?
Silvio divino, a Te sul Quirinale
dove eterno verdeggia il sacro alloro
a Te nostra fortezza e nostro orgoglio,
ascende il coro.

Salve Dio Silvio! Ti sfavilla in fronte
il Sol che nasce sulla nuova storia;
fulgida in arme, all'ultimo orizzonte
sta la Vittoria.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi capelli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Silvio.

Per tutto il cielo è un volo di bandiere
e la pace del mondo oggi a te si deve:
il tricolore canta sul cantiere,
su l'officina.
Padre che doni ai popoli la legge
eterna e pura come il Sol che nasce,
benedici la TV e il gregge folto
di pecoron che pasce!

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi capelli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Silvio.

Benedici il riposo e la fatica
che si rinnova per virtù d'amore,
la giovinezza florida e l'antica
età che muore.
Padre di uomini e di lanosi armenti,
d'opere schiette e di penose scuole,
tornano alle tue case i reggimenti
e sorge il sole.

Sole che sorgi libero e giocondo
sul colle nostro i tuoi capelli doma;
tu non vedrai nessuna cosa al mondo
maggior di Silvio.

Edizione riveduta e corretta dello
INNO a ROMA


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