domenica, giugno 07, 2009

Concita De Gregorio

CONCITA DE GREGORIO

anni 45

giornalista e scrittrice.

Quando le cronache ebbero ad indicarla come la nuova direttrice de l’Unità

in molti storsero la bocca.

Seguiva Padellaro e Furio Colombo e si chiesero il come mai per il dopo una donna ?

L’Unità ha cambiato nel frattempo anche la sua veste tipografica e, come accade a tutti i quotidiani che mutano formato e disposizione degli articoli, all’inizio si aveva difficoltà a leggere gli articoli ritenuti più interessanti.

Poi ci si abitua ed anzi apprezzi ancor più la sua maneggevolezza.

A pagina 2 un articolo di fondo, in cui si cimentano, alternandosi, la De Gregorio ed il vice-direttore Giovanni Maria Bellu, che riassume quasi tutto, compresi i contenuti di massima offerti ai lettori.

La leggi in un baleno e poi approfondisci gli argomenti ritenuti in quel giorno più attuali od interessanti.

Lo scorso 5 giugno Concita De Gregorio ha scritto il seguente pezzo.

Leggetelo attentamente e rifletteteci su qualche minuto.

E’ un giornale nel giornale, di facile comprensione, che dipinge in maniera semplice, elegante e pulita lo spacco di vita che ci scorre in questi giorni sotto gli occhi; purtroppo, in molti, anzi in moltissimi, non se ne accorgono o fanno, per proprio tornaconto, i finti tonti.

TOCCA A NOI

Nell'ultimo giorno di campagna elettorale per l'Europa il presidente del Consiglio va in televisione (ci resta, per meglio dire: non sembra essersi mai mosso da lì, ha solo cambiato canale) per dire che querelerà l'Unità.

Questo giornale avrebbe la colpa di aver posto all'attenzione dei lettori la questione dell'uso dei voli di Stato.

Prima pubblicando in esclusiva la foto di Apicella che scende dall'Air Force One da cui è scaturita l'inchiesta per abuso d'ufficio della procura di Roma.

Poi, ieri, l'immagine della «misteriosa dama bruna» anche lei sull'aereo e un documento riservato dell'Aeronautica che dimostra come la presidenza del Consiglio abbia chiesto di qualificare «voli di Stato» cinque elicotteri e velivoli che fanno capo a Fininvest e altre società del premier.

Berlusconi risponde che il carburante lo pagava lui dimostrando quale sia l'unico argomento che comprende: non è una questione di soldi, presidente.

Stenterà a crederlo ma non tutto si risolve pagando.

È una questione di regole.

Di rispetto per il bene pubblico che non si può piegare a un uso privato.

Di prepotenza e di cultura del dominio.

Se vuole usare i suoi elicotteri per trasportare minorenni e ballerine di flamenco alle sue feste può naturalmente farlo: non li chiami però voli di Stato, qualifica che dà loro la precedenza rispetto ai passeggeri comuni, che allenta o annulla i controlli su cosa e chi si trasporti, che fa dei suoi ospiti un «bene di interesse collettivo» in missione istituzionale.

Apicella e le ragazze fanno l'interesse suo e di Topolanek, non quello del Paese.

Il tema, vede, è cosa si fa per l'Italia - coi mezzi dello Stato - e cosa per sé.

Chi paghi è del tutto secondario.

Che lei possa pagare lo sappiamo, nel dubbio si possono sempre consultare le carte del processo Mills.

Ieri El Paìs, come vi avevamo annunciato, ha diffuso le foto a noi inibite: il suo sito web ha il record di contatti, soprattutto utenti italiani.

Un po' come ai tempi di Radio Londra.

Niccolò “Mavalà” Ghedini ha annunciato querela contro «chiunque riproduca le immagini».

È una battaglia persa, avvocato.

Sono in rete: nemmeno i soldi di Berlusconi possono fermarle.

È stata una campagna elettorale segnata dalle menzogne.

Era l'autista di Craxi, mi ha invitato Obama, non ho venduto Kakà.

Menzogne misere, niente che riguardi l'interesse collettivo di un Paese stremato.

Stremato e deluso perché la politica, anche a sinistra, non ha mantenuto la promessa.

Ci sentiamo esuli in patria, non ci pare di avere ancora trovato il nostro posto.

Invece c'è, quel posto, solo che è fragile e in pericolo.

La destra autoritaria e forcaiola ha imposto al Paese le sue regole.

La sinistra è l'unico argine possibile, la casa della sobrietà e della responsabilità, della gente per bene che fatica.

Bisogna ricostruirla da dentro, puntare su chi ha il coraggio e la passione per farlo.

Puntare l'ultima monetina, scrive oggi per noi Adriano Sofri.

Se non possiamo camminare, se le strade sono chiuse da posti di blocco e le gambe ancora fragili, dobbiamo volare.

Pretenderemo che sia una sinistra laica coraggiosa e aperta, come i giovani ci chiedono. Pretenderemo che le generazioni oggi escluse possano entrare e contare.

Tocca a loro, tocca a noi: non ci sarà nessuno che lo faccia al posto nostro.

La rabbia di chi rinuncia è un pessimo rifugio.

La speranza è rivoluzionaria e non si compra.

L'unico modo per non riuscirci è non provare.

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