sabato, agosto 15, 2009

Racconto di Ferragosto - II^ parte

RACCONTO DI FERRAGOSTO

di

CURZIO MALTESE

IL SIGNOR B

SECONDA PARTE

Un paio di ore dopo c’erano tutti.

Sorpresi di trovare il signor B euforico come ai bei tempi.

Allegro, determinato, contagioso: un vero capo.

“ Ascoltatemi bene – disse il signor B – perché non ho tempo da perdere.

Io sono il più ricco, il più potente, il più invidiato, il più simpatico, ilpiù fortunato.

Ho più case di tutti, più donne di tutti, più soldi di tutti.

Io sono il primo tra i primi”.

“Il primo tra i primi ! Il primo tra i primi !”

lo interruppe in deliquio il coro degli adulatori, che temevano di dover affrontare la depressione del capo ed invece si trovavano di fronte al consueto, rassicurante elenco di meriti, eccellenze e primati.

“E adesso ditemi, voi che siete così bravi e mi costate così cari: che cosa mi manca dunque?”.

Dopo una breve esitazione , i più confidenti azzardarono la risposta:

“ti manca:

il terzo elicottero,

la decima villa,

il quarto governo,

la sesta Champion’s League,

l’ottavo canale,

un’amante circassa,

un’orgia marziana,

una reggia orbitante,

il miliardesimo miliardo,

un fallo elettronico”.

Il signor B li guardò con sufficienza.

“Provo a ripetervi la domanda: se sono il primo tra i primi che cosa mi manca ?”.

Un silenzio smarrito avvolse l’assemblea.

Nessuno osava azzardare un’ipotesi.

“Ma è ovvio: mi manca di essere il primo tra gli ultimi”.

Effettone.

Mormorio di sorpresa.

Conciliaboli tra vicini di posto.

“I tempi sono cambiati – proseguì il signor B – e se non lo fossero quanto basta , provvederemo noi a farli cambiare più in fretta.

L’epoca della ricchezza sfondata, dello sfarzo, della mancanza di limiti ha esaurito il suo ciclo.

Il troppo storpia, come diceva Sant’Agostino, un bel gioco dura poco ed il pubblico è saturo di uno spettacolo che è durato anche troppo a lungo.

Di quel gioco io sono stato il trionfatore indiscusso.

Ora ne comincia un altro: e la mia missione è trionfare anche in quello, perché, come ben sapete, cari signori, io sono nato per essere il primo.

In pochi mesi sarò di nuovo il leader indiscusso, il modello da imitare, la guida infallibile.

E adesso giustificate i vostri lauti stipendi e datevi da fare.

Lavorate attorno alle mie nuove parole d’ordine.

Che sono: sobrietà, austerità, umiltà.”

“Ma capo – osò il più intraprendente dello staff (dunque non Bonaiuti) dopo qualche secondo di assoluto silenzio – non vorrà mica diventare comunista?”.

Il signor B sorrise.

“Comunista ? Molto, molto di più”.

Tutto cambiò in pochi giorni.

Lo staff ideologico si mise al lavoro.

Le reti di proprietà del signor B e quelle pubbliche controllate dai suoi famigli rivoluzionarono i palinsesti secondo uno schema uguale e contrario al precedente.

Ritorno al bianco e nero, scollature e minigonne blandite, niente risate sguaiate e balli licenziosi, basta lustrini e luci in eccesso.

Un clima claustrale, tempi lunghi, facce meditabonde, toni bassi.

Una inafferrabile, seducente malinconia che dalla tivù cominciò a dilagare per il Paese.

Ai provini per i reality show si presentavano solo impiegati pallidi e casalinghe modeste, sperando che i selezionatori li bocciassero perché esporsi in pubblico stava diventando una pratica malvista.

I giornali del signor B davano scarso rilievo all’operato del governo perché, improvvisamente, pareva volgare vantarsi.

Il Milan vendette tutti i suoi giocatori di prestigio ed acquistò, per pura solidarietà, alcune vecchie glorie in disgrazia, vittime di gravi infortuni o reduci da catastrofiche stagioni nelle serie inferiori e retrocesse trionfalmente tra gli applausi commossi dei tifosi, dapprima affascinati e poi conquistati al nuovo corso.

(Nei suoi rari interventi pubblici, tutti a bassa voce, il signor B, pur non usando più parlar bene di se stesso, era costretto ad ammettere che nessuna squadra al mondo era mai retrocessa con tanta rapidità e convinzione.

Ed i telecronisti ed i commentatori sportivi, gli stessi che avevano lodato la “mentalità vincente” come supremo merito, ora esaltavano con parole alate la mentalità perdente del nuovo Milan, pronosticando una rapidissima discesa fino al campionato interregionale).

La sinistra prima fu perplessa, infine sgomenta.

Aveva impiegato una ventina d’anni per adeguarsi alle parole d’ordine del signor B – successo, profitto, rendimento, quattrini, fica – e adesso quello gli rovescia il tavolo senza preavviso….

Che stava succedendo ?

Ma il cambiamento più radicale , ovviamente, fu il suo.

Il resto (calcio, televisione, società, giornali, destra, sinistra, Italia ed italiani) era solo la cornice.

Lui, come sempre, era il quadro.

CONTINUA

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