domenica, settembre 27, 2009

La vita del sig. B - 10

SILVIO STORY

10

E Gelli disse:

«Berlusconi ha copiato il mio progetto politico»

di

Claudia Fusani

Gelli non ha dubbi:

«Berlusconi ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto»,

dice al quotidiano l'Indipendente nel febbraio 1996.

Berlusconi ha già governato due anni e la sua idea di premiership è perfettamente sovrapponibile con il progetto di Gelli.

Il Piano di rinascita democratica è un documento di quindici pagine suddiviso in capitoli: premessa, obiettivi, procedimenti e programmi a medio e lungo termine.

E' un programma politico e la sua prima stesura risale al 1974.

Maria Grazia Gelli, figlia del Maestro, lo aveva nascosto, male, nel sottofondo della valigia.

Lo trovano al primo controllo, a Fiumicino al ritorno da Nizza,

Non è dato sapere se Berlusconi abbia mai avuto visione di

«quella scaletta di appunti».

È un fatto che tra il 1977 e il 1978 il Cavaliere è l'astro nascente dell'imprenditoria italiana.

Legatissimo a Craxi, ammicca ad Andreotti e Forlani unici possibili antidoti

«contro la deriva comunista»,

un rischio che teme forse più della calvizie che si fa largo sul capo.

Scrive editoriali sul Corriere della Sera; nel 1974 ha creato la prima tv via cavo (Telemilano) per i residenti di Milano 2 e nel ‘78 la trasforma in Telemilano 58, una delle 434 tv private spuntate in Italia come funghi in Italia e ha ingaggiato la guerra contro la Rai.

Soprattutto ha capito il verbo della pubblicità e il 3 ottobre 1979 fonda Publitalia, la cassa del suo impero multimediale.

Insomma, mentre Gelli organizza il suo club ispirato al Piano di Rinascita democratica, Berlusconi è inarrestabile.

Sembra che nessuno gli possa dire di no.

Oltre che capacità e lungimiranza, ha anche possenti disponibilità economiche e gode di incredibili linee di credito presso le banche, Bnl e Monte dei Paschi di Siena più di tutte, entrambe ben rappresentate tra i soci della P2.

Se degli affari con Bnl (risultano iscritti 4 membri del cda, il direttore generale, tre direttori centrali e un segretario di consiglio), sappiamo solo che furono cospiscui «con appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio»

(Commissione Anselmi),

l’inchiesta del sindacato ispettivo del Monte dei Paschi non lascia dubbi.

«La posizione di rischio verso il gruppo Berlusconi ha dimensioni e caratteristiche del tutto eccezionali e dimostrano l’esistenza di un comportamento preferenziale accentuato»

scrivono i sindaci del Monte il 9 ottobre 1981.

Due giorni dopo il direttore generale si dimette.

Un successo merito dei «canali privilegiati» garantiti dalla Loggia?

È un fatto che le scelte dei governi Berlusconi dal 1994 a oggi hanno, viste oggi, un che di profetico e sembrano la fotocopia degli obiettivi del Piano di rinascita e del meno noto

«Schema R».

Si prevede, infatti, di

«usare gli strumenti finanziari per l'immediata nascita di due movimenti l'uno sulla sinistra e l'altro sulla destra».

Tali movimenti «dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori» come poi è stato per Forza Italia.

Con circa 10 miliardi è possibile «inserirsi nell'attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito».

Con «un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi» si potrebbe poi «provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale tale da rovesciare i rapporti di forza all’interno dell’attuale trimurti» e «limitare il diritto di sciopero».

Per quanto riguarda la stampa, «occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro»;

«ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra».

Poi bisognerà:

«Acquisire alcuni settimanali di battaglia»,

«coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata»,

«coordinare molte tv via cavo con l'agenzia per la stampa locale»,

«dissolvere la Rai in nome della libertà d'antenna».

Punto chiave è

«l'immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione».

Da buon venditore di materassi, Gelli fa i conti:

«30 o 40 miliardi sembrano sufficienti a permettere a uomini ben selezionati di conquistare posizioni chiave necessarie a controllare stampa, partiti e sindacati» che sono i primi obiettivi del Piano.

Obiettivi a medio termine sono la modifica dell’ordinamento del governo, del parlamento, della Costituzione e della Corte Costituzionale, e della magistratura.

La giustizia così com’è è «eversiva» e «va ricondotta alla sua tradizionale funzione di equilibrio».

Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, la «riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento».

Pensa anche alle scuole, il Maestro Venerabile: vuole

«sfollare le università»

e nelle scuole

«combattere l’equalitarismo assoluto che provoca una pericolosa disoccupazione intellettuale con gravi deficienze, invece, nei settori tecnici».

Molto è già stato realizzato.

Quasi tutto.

10/prosegue

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