sabato, settembre 19, 2009

La vita del sig. B - 2

SILVIO STORY

2

Costruttore, ma senza soldi spunta l’aiuto di Carlo Rasini

di

Claudia Fusani

È il 1961, in dieci anni Milano e l’hinterland hanno visto arrivare seicentomila immigrati, c’è fame di case e appartamenti.

Miele per i palazzinari.

Zucchero per Silvio Berlusconi che già nell’ultimo anno di università ha lavorato con la Immobiliare Costruzioni.

Una volta laureato e schivata – lui che si vanta d’essere di sana e robusta costituzione – la naja, mette insieme domanda e offerta e il gioco è fatto.

Sarà un crescendo impressionante: via Alciati, il primo minuscolo, ma significativo gruppo di case; poi i mille appartamenti di Brugherio; il modello new town a Segrate con Milano 2, dove prende forma nel 1974 il primo embrione di Canale 5, e a Basiglio con Milano 3.

In pochi anni Berlusconi riesce a ottenere linee di credito riservate e superagevolate, concessioni edilizie, varianti urbanistiche, a diventare socio di già noti finanzieri, a trovare compratori nonostante la crisi, addirittura a far deviare gli aerei che, da Linate, attraversano il cielo sopra i suoi palazzi.

Il “miracolo milanese” di Sua Residenza è in realtà una sequenza di stupefacenti anomalie.

E se il mito da lui alimentato favoleggia dell’uomo che si è fatto dal nulla, non si tiene conto, in questo nulla, dei miliardi di lire che gli sono inspiegabilmente piovuti tra le mani.

In via Alciati si affaccia un terreno che il giovane Silvio giudica perfetto per costruire abitazioni per gli immigrati che arrivano dal sud e dal Veneto rurale.

Giuseppe Fiori ne «Il venditore» (Garzanti) e Giovanni Ruggeri ne «Gli affari del Presidente» (Kaos) ricostruiscono i passaggi dell’investimento.

L’area costa 190 milioni di lire, Silvio ne ha solo 10, ma non molla.

Anzi.

Cerca, e trova, dilazioni nei pagamenti, una fidejussione e un socio.

Lo aiuta Carlo Rasini, che ha preso in mano la omonima banca

(che alcuni atti giudiziari definiranno «crocevia degli interessi della malavita milanese in genere e in specie quella facente capo a Cosa Nostra»)

di cui il padre Luigi è direttore nel 1957.

Il socio è un cliente dell’istituto di credito, il costruttore Pietro Canali, che accetta non solo di aprire il portafoglio ma anche, racconta Berlusconi

(«Io ho fatto fortuna così», Capital, aprile 1981),

di sottoscrivere «una compartecipazione al 50 per cento».

L’operazione va in porto, in due anni vengono costruiti gli appartamenti e i soci della Cantieri Riuniti Milanesi ci guadagnano pure qualcosa.

È qui che Berlusconi s’inventa «la vendita sulla pianta», non la casa mostrata ma raccontata: sempre ben vestito e sorridente, va in cantiere con il potenziale cliente, lo prende sottobraccio e gli spiega

«...qui lei immagini la camera da letto, qui la cucina luminosa, qui il box per la sua 1100».

Lo ubriaca di discorsi, strappa l’anticipo al compromesso, un’altra quota con l’avanzamento dei lavori, il saldo alla consegna.

Nasce così il tormentone anche della sua carriera politica:

«Io sono sempre stato convesso con il concavo e concavo con il convesso».

Significa che il cliente ha sempre ragione, o almeno bisogna farglielo credere.

Anche se poi chi vende fa come gli pare.

Lo ripeterà trenta e passa anni dopo quando parla delle trattative con i potenziali partner e gli avversari politici.

Alla fine fa sempre come vuole lui.

Vende le case che ancora non esistono, fa patti che restano sulla carta.

Come con la nascita del Pdl: una sintesi di più anime, la casa comune, aveva detto ai militanti di Fi e An. Macché: una caserma.

Che ora ha pareti con lunghe crepe.

Ma torniamo ai palazzi della Milano del boom economico.

Nel 1963 si chiude il cantiere di via Alciati e prende forma un progetto innovatore:

costruire dal nulla una città dove c’è tutto, dalla clinica dove si nasce al cimitero,

la prima new town europea.

Giudica perfetta quella fetta di pianura tra l’Adda e il Lambro, a sud del canale Villoresi, avvolta tra le nebbie e i fumi delle fabbriche nel comune di Brugherio.

Ma un costruttore e un uomo d’affari deve essere, prima di tutto, un buon marito e padre di famiglia.

Così gli hanno insegnato i salesiani.

Così pretende la regola dell’Opus Dei.

Nel 1964 il ventottenne Silvio incontra Carla Elvira Dall’Oglio, spezzina trasferita a Milano con la famiglia negli anni cinquanta.

È un colpo di fulmine.

Si sposano neppure un anno dopo.

Nel 1966 nasce Maria Elvira (Marina), tre anni dopo Pier Silvio.

Vanno a vivere in via San Gemignano, ancora la periferia di Milano.

2/continua

Nessun commento: