mercoledì, settembre 23, 2009

La vita del sig. B - 6

SILVIO STORY

6

Il grande risiko societario dell’imprenditore Berlusconi

di

Claudia Fusani

Come le carte di un mazzo a un tavolo da gioco: studiate, calate, scartate, ammucchiate costruiscono scale reali, full, doppia coppia, poker d’assi.

Giochi sapienti e vincenti.

Solo che quasi mai si scorge il volto del giocatore avvolto da nubi di fumo, ombre e penombre, oppure confuso dalla luce della lampadina bassa sul tavolo.

Così la storia delle società di Silvio Berlusconi che, forse perchè figlio di un alto funzionario di banca, laureato in legge e non in economia, ha sempre avuto un debole per i giochi societari.

La storia di queste società è un romanzo appassionante assai di più di una mano di poker con folle di prestanome, fiduciarie svizzere, incastri di holding tutte intestate a «servizi di parruccheria e istituti di bellezza».

Due precisazioni prima di affrontare la trama societaria.

La prima:

le varie inchieste giudiziarie che dal 1994 in poi hanno indagato Berlusconi per vari reati, dalla frode fiscale al falso in bilancio (depenalizzato dal 2002, governo Berlusconi 2),

dalla corruzione al finanziamento illecito ai partiti passando per l’appropriazione indebita e la corruzione in atti giudiziari,

non lo hanno mai visto condannato.

I verdetti sono di prescrizione o di assoluzione.

Tranne che nel processo Mills (corruzione di testimone) e quello sui diritti cinematografici (appropriazione indebita), procedimenti entrambi congelati dal lodo Alfano, lo scudo che mette le quattro più alte cariche dello Stato al riparo da eventuali processi.

La seconda precisazione:

il 26 novembre 2002 i magistrati di Palermo che indagavano su Dell’Utri e su un’ipotesi di riciclaggio e cercavano di ricostruire i percorsi di quei capitali hanno sentito Silvio Berlusconi come persona informata sui fatti.

Il premier però si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Fininvest, da parte sua, non è stata in grado di fornire tutto il materiale necessario.

Cantieri Riuniti Milanesi.

E’ la prima società, quella che costruisce in via Alciati appartamenti per gli immigrati in arrivo dal sud Italia.

E’ il 1961.

Il giovanissimo Berlusconi (25 anni) ottiene credito (circa duecento milioni di lire) dalla Banca Rasini dove lavora il padre Luigi che gli procura anche il socio, Pietro Canali.

Primi passi in assoluta trasparenza.

La prima Edilnord.

È quella che tra il 1963 e il 1969 costruisce e vende, tra qualche difficoltà risolta a modo suo dal brillante giovane Berlusconi, gli appartamenti per 4000 persone a Brugherio, luogo di nebbie ma dove per B.

«brilla sempre il sole».

Qui cominciano ad inabissarsi i soldi, nel senso che cominciano a schermarsi dietro società straniere di cui è impossibile stabilire con certezza il reale intestatario.

La Edilnord Sas,

società in accomandita semplice, vede sei soci d’opera, tra cui Silvio, mentre i soci accomandanti, quelli che mettono i capitali, fanno capo alla finanziaria di Lugano Finanzier ungesellschaft fur Residenzen Ag rappresentata dall’avvocato svizzero Renzo Rezzonico.

La seconda Edilnord.

E’ un anno speciale, il 1968.

Dalle università e dalle fabbriche arrivano messaggi di cambiamenti importanti, anche drammatici.

Il 29 settembre Berlusconi compie 32 anni e decide di regalarsi - lui è fatto così - una nuova società.

Si chiama

Edilnord Centri Residenziali,

è sempre una Sas ( come la prima Edilnord che resterà in vita fino al 1972) ma stavolta Silvio non figura più tra i soci d’opera accomandatari.

Scompare dalla compagine societaria e al suo posto spunta fuori la cugina Lidia Borsani, quasi coetanea, 31 anni, figlia di una sorella di mamma Rosa Bossi.

I soldi li mette una fiduciaria di Lugano, che con la precedente condivide solo il legale rappresentante, l’avvocato Renzo Rezzonico. e si chiama Aktiengesellschaft fur Immobilienanlagen in Residenzentren Ag.

Per semplificare, Aktien.

Chiunque ci sia dietro, ha un sacco di soldi.

La seconda Edilnord è quella che edificherà Milano 2 a Segrate.

E’ una società che è in grado di affrontare un investimento iniziale di circa tre miliardi per l’acquisto dell’area dal conte Bonzi e un cantiere costosissimo durato 4-5 anni (un’inchiesta della Padania, nel 1998, diceva “500 milioni al giorno”).

Lecito chiedersi da dove arrivassero tutti quei soldi per un imprenditore sconosciuto e appena trentenne.

Le inchieste negli anni si sono dovute fermare davanti al muro di gomma della fiduciarie.

Si può aggiungere che la Aktien è nata il 19 settembre 1968 dall’agenzia lussemburghese di una finanziaria americana, la Discount Bank Overseas Limited che ha soci di vari paesi.

E che la Aktien può operare solo fuori dalla Svizzera.

(6-continua)

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