venerdì, settembre 25, 2009

La vita del sig. B - 8

Silvio story

8

L’acquisto della villa a Arcore.

Un giallo da Agatha Christie

di

Claudia Fusani

Quella che segue è la storia di un "delitto" perfetto.

Così perfetto che alla fine si fatica ad individuare vittima e delitto.

La Procura di Milano se n’è occupata per un certo periodo, ma la faccenda non ha mai assunto lo spessore di un fascicolo giudiziario.

Certo, una storia da raccontare.
I protagonisti.

La faccenda ruota intorno a Villa San Martino ad Arcore, ex convento rinascimentale, per secoli appartenuta alla famiglia Casati Stampa Soncino, 145 stanze con relativi arredi, collezioni pregiate di quadri e libri, ettari di parco con rarità di flora e caprioli al pascolo.

Ne è proprietaria una ragazzina di 19 anni, Annamaria Casati Stampa, rimasta orfana all’improvviso il 30 agosto 1970 quando il padre, il marchese Camillo, uccide la moglie Anna Fallarino sorpresa con l’amante e che poi si suicida.

Un ruolo, nella vicenda della villa, ce l’ha da subito un giovane avvocato di nome Cesare Previti, figlio di quell’Umberto che negli stessi anni già compare nei busillis societario di Silvio Berlusconi.

E c’è lui, Berlusconi, che nel 1970 sta costruendo Milano 2.

Nel tentativo di smettere i panni del palazzinaro per indossare quelli di Sua Residenza, è in cerca di una dimora adeguata per rappresentare se stesso nell’elite dell’imprenditoria.
I fatti.

Passata la curiosità per l’omicidio-suicidio del marchese e della moglie, restano la ragazza e il suo patrimonio.

Anzi, a dire la verità, qualcuno prova a mettere in dubbio la legittimità dell’erede.

La famiglia Fallarino, infatti, chiede di verificare tramite autopsia chi è morto per primo: nel caso fosse il marchese Camillo, i legittimi eredi sono i Fallarino.

Cesare Previti, 36 anni, origini calabresi ma da tempo residente a Roma, assiste legalmente la famiglia Fallarino, ma il dubbio viene in fretta archiviato.
Annamaria resta unica erede, ha 19 anni ed è minorenne.

Viene affidata ad un avvocato amico di famiglia, Giorgio Bergamasco, che siede in Senato tra i liberali.

E chi spunta fuori tra gli assistenti di Bergamasco?

Di nuovo il giovane Previti, che riesce nella non facile impresa di passare in un batter di ciglio da “nemico” (aveva assistito i Fallarino per togliere l’eredità ad Annamaria) ad “amico”.
La ragazza si ritrova così un’eredità pari a due miliardi e 403 milioni di lire tra beni mobili e immobili e gioielli, che diventano un miliardo e 965 milioni al netto di debiti e tasse.

Decide di lasciare l’Italia e lo scandalo, va a vivere in Brasile e il 27 settembre 1972 affida i suoi beni - senza limitazioni di mandato - a Bergamasco, il suo ex tutore, nel frattempo diventato ministro del governo Andreotti.

Il vice tutore Previti resta tra i legali.

E a lui Annamaria nell’autunno del 1973 dà l’incarico di vendere Villa San Martino «con espressa esclusione degli arredi, della pinacoteca, della biblioteca e delle circostanti proprietà terriere».
Pochi mesi e l’acquirente si materializza nei panni di Silvio Berlusconi.

Mediatore è Previti.

Il prezzo pattuito 500 milioni, tutto compreso, anche quello che l’erede aveva esplicitamente escluso dalla vendita, terreni e annessi, pinacoteca e biblioteca.

Inchiesta sul signor Tv

(Guarino e Ruggeri, Kaos editore),

nel libro che più di tutti ha indagato sulla vendita della villa e i cui autori nel 2000 hanno vinto la causa per diffamazione avviata nel 1994 da Previti,

si dice chiaramente che 500 milioni sono nulla per una villa settecentesca di 3500 metri quadrati.

Nel libro si parla di «raggiro».

In più momenti.

Il primo:

Berlusconi dilaziona il pagamento fino al 1980 (atto di cessione il 2 ottobre) ma Annamaria Casati continua a pagare le tasse.

Il secondo:

il 4 maggio 1977 nasce l’Immobiliare Idra, Spa della già affollata galassia berlusconiana, che ancora oggi gestisce almeno dodici dimore del premier tra cui Arcore, Villa Certosa e Macherio.

Bene; nel cda di Idra siedono da subito Umberto e Cesare Previti.

Idra otterrà dalle banche due superfinanziamenti sulla villa di Arcore appena pagata mezzo miliardo a rate: oltre 7 miliardi subito rigirati alla Cantieri Riuniti, società di Berlusconi, più altri 680 milioni.
Un delitto perfetto, appunto.

Sempre che delitto vi sia stato.

Arcore poi è diventata quello che tutti sappiamo:

il rifugio del Presidente, la cabina di regìa degli alleati di governo, dimora vincolata dal segreto di Stato, custode di un mausoleo e di più grandi segreti.

Si dice, anche, della longevità.
(8-continua).

Nota personale:

Per quel che ricordo la somma di lire 500milioni pattuita da Previti per l’acquisto della villa di Arcore non venne versata in denaro ma con azioni di società non quotate in Borsa.

Divenuta maggiorenne ed avendo bisogno di soldi, la contessina tentò in Brasile di vendere le azioni in parola ma non ottenne nulla in quanto equivalevano a carta straccia.

Venne da lei chiesto il pagamento in contanti della somma a suo tempo stabilita dal suo protutore.

La risposta fu una proposta di transazione con il pagamento della metà della somma in denaro sonante in cambio delle azioni-burla – valore zero –,

cioè solamente 250milioni.

Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ebbe ad assolvere l’ autore del libro

"Gli affari del Presidente"

di

Giovanni Ruggeri

Ed. Kaos.

1994,

che raccontava l'imbarazzante transazione.

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