martedì, settembre 08, 2009

Prima contro poi alleati.

L’UOMO RICCO POTRA’ COMPRARE DI TUTTO

MENO LA DIGNITA’ DI UN UOMO ONESTO

E’ questa una mia constatazione, divenuta poi una specie di motto, rimurginata a fronte di alcuni casi di personaggi che, pur lusingati in vari modi, hanno sbattuto, come suol dirsi, la porta in faccia al ricco offerente, divenuto potente per merito della sua ricchezza le cui origini, nonostante espliciti inviti a farne chiarezza, sono tuttora sconosciute come se fosse un segreto di Stato.

La riprova della validità della mia constatazione sta nell’opposto versante e cioè in coloro che, dopo averne dette sul conto del ricco offerente di cotte e di crude, in breve tempo sono divenuti i suoi più strenui difensori.

L’elenco di costoro è lungo, tanto quanto più rotoli di carta igienica, per cui ne indicherò, di questi paladini accodatisi al ricco messere solamente due:

uno entrato nell’enturage, una specie di harem all’italiana, molto tempo addietro, assieme a tutto il suo movimento, e l’altro, si può dire l’altroieri.

IL PRIMO CASO

da www.lapadania.com

articolo

di

Matteo Mauri

27 ottobre 1998

“ A Palermo hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi:
La verità è che se cade Berlusconi cade tutto il Polo, e al nord si prende tutto la Lega.

Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi”.

Bossi rincara la dose dal Congresso federale della Lega:

il capo di Forza Italia parla meneghino ma nel cuore è palermitano.

“LA FININVEST E’ NATA DA COSA NOSTRA”.

Con lo zampino di Dell’Utri.

Prima del Congresso straordinario di Brescia Bossi aveva più volte punzecchiato il rivale, definendolo “mafioso” ma solo in sede congressuale le tesi bossiane sono divenute sono divenute ufficiali, avvallate dall’intero partito.

“La Fininvest ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte.

Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la Banca Rasini, la banca di Cosa Nostra”.

Sullo sfondo del palco congressuale viene raffigurato Berlusconi alla cui spalle si intravedeva la figura di un sicario siculo con tanto di coppola e lupara.

Come contorno in date successive:

“Silvio è un uomo della P2, ecc…,ecc…ecc…

Dall’abbraccio all’insulto pesante, mica barzellette, e poi nuovamente l’abbraccio.

Cosa è accaduto nel frattempo ?

Tutto rimangiato sic et simpliciter ?

Non si può che stentare a crederci !

In un sol colpo tutto come prima:

“ciccia e pappa”.

Valli a capire !

IL SECONDO CASO

DANIELE CAPEZZONE

Il transfuga che dal colore verde è passato all’azzurro.

Ne ha dette di tutti i colori, e così si comprende la sua vocazione di cambiarli da un giorno all’altro, contro l’attuale Premier che però, bontà sua, non l’ha mai querelato.

Oggi è uno dei tanti portavoce del capo.

Ma cosa ebbe a dire prima di attraversare il guado ?

11 dicembre 2004

Suo commento alla condanna di Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa:

“Da Palermo emergono fatti e comportamenti oscuri di cui qualcuno, Berlusconi in testa dovrà assumersi la responsabilità politica”.

29 ottobre 2005

“L’Italia non può permettersi altri cinque anni di governo Berlusconi,

non sarebbero ecosostenibili”.

12 novembre 2005

Ebbe a definirlo

“l’erede di don Lurio, altro che don Sturzo”.

In altre occasioni lo paragonò a Wanna Marchi ed anche a

* “Cetto La Qualunque”

1 marzo 2006

Sfottuta magna sul suo inglese quando parlò al Congresso degli USA, paragonando il suo linguaggio anglosassone a quello usato in una scena del film “Totò Peppino e la malafemmina”, allorchè, giunti entrambi a Milano, ebbero a chiedere indicazioni, in un milanese maccheronico, ad un ghisa in piena piazza del Duomo:

“ Noio volevan sasvuar”.

18 marzo 2006

“Lo sciancato di Arcore”

per l’incedere di Berlusconi sofferente per forti dolori alla schiena.

Ma la migliore, dobbiamo però fare un piccolo passo indietro, è la dichiarazione di Capezzone in data

12 marzo 2006

“Alla fine a difendere Berlusconi rimarranno Bondi, Cicchitto e Cornacchione”

Commenta “il Congiurato” su l’Unità:

“Bondi c’è. Cicchitto pure.

E il comico che dice “povero Silvio ?

NON E’ PIU’ CORNACCHIONE”.

*Cetto La Qualunque”

E’ un personaggio immaginato da Antonio Albanese, attore, comico e scrittore.

Impersona, secondo l’autore, un politico calabrese corrotto, perverso e depravato, che ha un grande disprezzo verso la natura, la tradizione e le donne, che considera un vero e proprio oggetto di cui fare uso quando si vuole.

Si pone come grande innovatore e promette sempre ai suoi (pochi) fedeli spettatori grande abbondanza di pilu, cioè di donne.

Le sue promesse sono mirabolanti, ma riscuotono sempre scroscianti applausi da parte del pubblico, che in particolare si esalta quando il politico assicura che ci sarà abbondanza di belle donne ("Chiù pilu pe tutti" = "Più pelo per tutti").

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