martedì, dicembre 15, 2009

Aih, che RAI

SUPERMULTA AMMAZZA RAI
di
Denise Pardo

La tv di Stato rischia una sanzione da 90 milioni.
Sotto accusa il continuo criptaggio dei suoi programmi sul satellite.
Vietato dalle norme del servizio pubblico.

Nella peggiore delle ipotesi, la sanzione sarebbe pesantissima.
 Un colpo fatale per le casse della Rai a dir poco snellite dalla crisi e dal crollo della pubblicità.
Si tratterebbe del 3 per cento del fatturato della televisione pubblica.
In dobloni, una multa da 90 milioni di euro circa.
Questo è lo spettro che si aggira per viale Mazzini.
La possibilità che l'Agcom, l'autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni presieduta da Corrado Calabrò,

 accerti irregolarità nei procedimenti seguiti all'uscita della Rai dalla piattaforma di Sky Italia.
Al momento, si tratta di un'istruttoria.

Ma il documento dell'Ufficio legale Rai, i cui contenuti "L'espresso" è in grado di rivelare,
mostra bene la preoccupazione nei riguardi della faccenda.
 "Si chiede alle strutture competenti di trasmettere tempestivamente eventuali informazioni
ed elementi utili ulteriori a quelli già emersi nel corso della preistruttoria".
La frase, tutta sottolineata, contiene un chiaro messaggio:
la necessità di trovare pezze d'appoggio più forti di quelle

che non sono riuscite ad evitare l'apertura dell'istruttoria.
Con l'Agcom non c'è da scherzare.

È ancora vivido il ricordo della mega multa a conclusione dell'istruttoria
 sull'incompatibilità della nomina a direttore generale di Alfredo Meocci:
una stangata da oltre 14 milioni di euro.
Questa volta, invece, è tutta colpa della disdetta del contratto che legava viale Mazzini a Sky Italia,
 l'emittente di Rupert Murdoch invisa a Mediaset
e rea di essersi allargata troppo nel suo dominio televisivo satellitare

 (forte di 4 milioni di abbonati).
La Rai, dopo aver fondato Tivùsat (la nuova piattaforma con Mediaset, La7 e Telecom),

 ha rifiutato l'offerta di Sky di 350 milioni spalmati in sette anni
per trasmettere i canali di viale Mazzini e di altri 50 milioni circa per la pubblicità:
un favore a Mediaset, nel bel mezzo del passaggio dall'analogico al digitale terrestre.
Così è entrata nell'occhio del ciclone degli accertamenti dell'Autorità anche
a causa di una denuncia dell'associazione dei consumatori Altroconsumo.
Scrivono gli avvocati di viale Mazzini che "l'Agcom ha ritenuto di poter ravvisare
nell'avvio delle trasmissioni di Tivùsat  alcune criticità
sotto il profilo del rispetto degli obblighi del servizio pubblico,
 in quanto non avrebbe dato informazione agli abbonati Rai dell'impossibilità,
a decorrere dal 1 agosto 2009 della visione integrale dei tre canali generalisti
di servizio pubblico sulla piattaforma di Sky Italia ".
 Non solo.
 La Rai "avrebbe operato "un eccesso di criptaggio" nell'ultimo periodo "
(oscurando all'improvviso molte trasmissioni) e
 "che le modalità messe in atto per garantire l'universalità del servizio pubblico

non apparirebbero rispettose del contratto di servizio". 
Infine, si legge nella nota, l'Agcom ha ricordato che in caso di infrazioni gravi

dell'obbligo del servizio pubblico
"potrebbe disporre l'applicazione di una pesantissima sanzione pecuniaria
fino al tre per cento del fatturato realizzato nell'ultimo esercizio
chiuso anteriormente alla notificazione della diffida".
In più, per la Rai si profila un ulteriore esborso.
Quello dell'acquisto della quota (il 5 per cento) posseduta da Rcs della società Raisat
 (la produttrice di canali tematici per il satellite ancora ignara della fine che farà,
forse verrà assorbita nella casa madre).
Sul "Corriere della Sera" il 26 settembre è apparso un trafiletto inneggiante all'"anno dei record
(utile 7 milioni, più 25 per cento, redditività al 9,6 per cento) per la factory di Raisat".
Certo, il valore della quota di una società con risultati così sopraffini non può che rivalutarsi.
Altre spese in arrivo per viale Mazzini.
Da sommare alla rinuncia dei milioni di euro offerti da Sky.
E incrociando le dita per il risultato dell'istruttoria dell'Autorità.
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Già, anche in questo caso loro dispongono e noi poi paghiamo i danni causati.
E’ un giochetto su cui occorre meditare perché alla fine dei conti a rimetterci sono
gli utenti e stavolta ci si rimette non solo in soldi ma anche per le mancante prestazioni della
TV di Stato.

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