giovedì, dicembre 17, 2009

La balla del Sulcis


Blu 
le mille bolle blu

cantava un tempo
MINA
Da qualche tempo a questa parte è stato apportato, per modernizzare il titolo  di questa canzone, un cambio di vocale.
Ma non solo, perché anche il suo testo è stato del tutto sovvertito.
Colpa di quel tal
Giovanni Maria Bellu
che ha a cuore, come sardo doc, le sorti della sua Regione d’origine
Dalle mille balle oggi estraggo quella relativa a
È una maledizione.
Fai di tutto per evitarlo, provi a non pensarci, guardi il Paese, i suoi problemi reali. Ed ecco un gruppo di lavoratori in lotta in una piazza di Roma.
Non ci sono arrivati con un passa parola via internet e hanno un elmetto sulla testa. Un elmetto da minatore.
Vengono da un'antica e gloriosa zona operaia della Sardegna, il Sulcis Iglesiente, e sono gli eredi ideali di quei quattro minatori che nel 1904, nel piccolo paese di Buggerru, furono uccisi dai soldati del 42° reggimento fanteria chiamati dal direttore, Achille Geogiades, un turco naturalizzato greco (ma la società che si era aggiudicata lo sfruttamento del sottosuolo era francese e si chiamava, significativamente, «Malfidano»).
Dell'«eccidio di Buggerru» parlò tutta Europa.
 La Camera del lavoro di Milano proclamò lo sciopero generale.

Il primo nella storia del sindacato italiano.
È passato più di un secolo da allora.

 Delle miniere del Sulcis è rimasto poco o nulla e anche le modalità delle proteste sono cambiate.
 Ma il fine ultimo è sempre quello: farne conoscere a più gente possibile le ragioni. Quelli della «Alcoa» - così si chiama la multinazionale che gestisce le ultime miniere di bauxite - nelle scorse settimane ci hanno provato, con modesti risultati, in vari modi: come ci racconta Felicia Masocco, si sono legati alle banchine del porto di Cagliari, hanno bloccato l'aeroporto di Elmas, hanno sbattuto i loro elmetti gialli sulle vetrate della Regione.
E, infine, siccome la Sardegna è lontana e certe rabbie fanno fatica a varcare il Tirreno, hanno deciso di portarla di persona, la loro rabbia, fino alle porte di palazzo Chigi.
Si sono presi una dose di manganellate, ma alla fine ce l'hanno fatta.

 Hanno strappato un impegno: la fabbrica non chiuderà.
Ma ecco la maledizione, quell'odioso intreccio tra i problemi reali e la nostra ossessione.

Già, perché un altro impegno era arrivato a febbraio, quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con lo pseudonimo "Ugo Cappellacci", era candidato alla presidenza della Sardegna.
Per il Sulcis Iglesiente fu una giornata memorabile.

Tutti infatti ancora la ricordano perché, pur avendo avuto a che fare con generazioni di padroni spregiudicati e a volte feroci, mai avevano avuto esperienza di una così smisurata capacità di mentire.
Come ci racconta Davide Madeddu, agli operai della «Euroallumina» - che allora protestavano come ieri i loro cugini della «Alcoa» - il premier annunciò che i loro problemi li avrebbe risolti lui.

 In un attimo.
No, non disse «ghe pensi mi», ma il concetto fu esattamente lo stesso.
Avrebbe chiamato l'amico Putin il quale sarebbe intervenuto immediatamente sui dirigenti della «Rusal», la società russa proprietaria dell'Euroallumina, che di certo avrebbero trovato una soluzione per mantenere la fabbrica sarda in vita.
 Gli impianti furono chiusi poco più di un mese dopo (dopo le elezioni).
Gli operai sono in cassa integrazione e le speranza che l'attività riprenda sono minime.
Quanto alla «Alcoa» le notizie sono più rassicuranti: è una società americana e non si ha fino ad ora notizia di telefonate di Berlusconi a Barack Obama.
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Secondo il vangelo (piduista)  del sig. Cicchitto questo ed altri come questi scritti fomenterebbero  l’odio verso il Presidente del Consiglio ?
In caso affermativo non resta che ripetere all’’on. Cicchitto la stessa invettiva che, prima della vile aggressione subita, Berlusconi urlò nei confronti di chi lo contestava:
VERGOGNA, VERGOGNA, VERGOGNA
Anche se per loro la vergogna non esiste !

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