mercoledì, dicembre 30, 2009

La satira

LA SATIRA


 (dico senza voler offendere)
Così affermavano un tempo i nostri padri latini, veri maestri in questo particolare campo.
Qualcosa del loro estro l’hanno trasmesso anche a noi che, purtroppo, col passar del tempo e, soprattutto, per l’avvicendarsi di varie lunghe fasi politiche 
nel corso delle quali non era salutare addentrarsi in questo particolare mondo della “presa in giro”, si era arrivati al punto che sparisse del tutto dal campo letterario.
Giravano foglietti apocrifi di mano in mano tra persone di sicura fede democratica.
Dalla frase latina si passò,  per merito di un grande drammaturgo tedesco
BERTOLD BRECHT
alle seguenti  due  affermazioni, tutt’oggi di assoluta validità, visti i tempi in cui chi fa satira sui politici italiani viene da una certa parte assai criticabile, un “terrorista”!
“Colui che vuol dire qualcosa e non trovi nessuno che lo ascolti se la passa male:
ma se la passa peggio chi vuole sentire qualcosa e non c’è nessuno che la dica”.
“Un popolo che non ride dei propri potenti non è più libero”.
Oggi da noi siamo in mezzo al poter e non poter dire.
Sono in molti, anche autodidatti, che si cimentano con vignette abbastanza sostanziose ma sono pochi i giornalisti di fama che si cimentano nell’esercizio della satira, anche se sarebbero molto  agevolati in ciò dal   comportamento dei loro eventuali bersagli e dello stesso dire di questi ultimi.
Però, a ben vedere, anche quei pochi  giornalisti che si dilettano nello scrivere in tono satirico  contro i potenti di turno riescono a meraviglia a porre in risalto i loro difetti: una specie di caricatura che attiene non solo agli aspetti somatici ma anche al loro pensiero cui spesso ricorrono per profferire un miserrimo contributo alla loro assai discussa serietà culturale.
L’ultimo scritto di tipo satirico che mi ha colpito è stato quello scritto da
Maria Novella Oppo
e pubblicato sul numero di ieri del quotidiano
l’Unità.
Eccovelo.
FRONTE DEL VIDEO 
LA SETTA DI GASPARRI
Siccome Maurizio Gasparri in tv non si vede proprio mai, bene ha fatto Monica Setta ad ospitarlo anche nel suo spazio pomeridiano di Raidue, per farci sapere quello che pensa ( e pensare è una parola grossa ) il presidente dei senatori del PDL.
Cosicchè ha potuto porgli la seguente domanda coraggiosa:
“Ma, se Bersani perdesse le regionali, dovrebbe dimettersi ?”.
E non si capisce perché, nel caso malaugurato, la decisione dovrebbe spettare a Gasparri.
Se poi la conduttrice voleva essere simpaticamente iettatoria, perché non ha preso di mira la persona presente, anzicchè quella assente?
Tra i fondamentali del giornalismo c’è il fatto che le interviste non si fanno per interposta persona; men che meno per interposto avversario.
Ma, almeno, la Setta poteva evitare di assentire con la testa, come i cagnolini da automobile, ad ogni parola di Gasparri.
Il quale non sarà un genio, ma certe cose le capisce anche senza gesti.
Alla prossima.  
  

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